SANTAMUERTE E CLAUDIO PALUMBO PRESENTANO: "COSÌ SIAMO PIÙ PROFICUI" OVVERO IL MIO PRIMO SPLIT
di Saverio Marasco
Punk, samba, Summer of love.
Concetti semplici a mezzo di parole veloci per un piccolo gioiello di equilibrismo.
Una cassettina di 4 intendimenti, 4 riassunti di due eterogenei concetti di musica: la festa musicale delle canzoni libere.
"Così siamo più proficui" è uno split tra i pugliesi Santamuerte e il catanese Claudio Palumbo, uscito appena lo scorso 16 aprile in cassetta e in digitale per Leper Without a Cause e Musichette Records.
Con "SPLIT", per farla breve, si intende un lavoro in cui due artisti propongono loro pezzi, spesso mescolandone i personalissimi sound.
Un esperimento che necessita dell'atmosfera perfetta, della ripresa del momento, di quell'attimo in bilico che però non cade mai.
Una sensazione così rara, che solo un oggetto altrettanto raro, riesce a cogliere.
No dischi, no vinili: cassetta. Anzi, cassettina.
Una scelta sicuramente piena di significato per chi sa coglierne l'essenza anche nella strumentalità dell'oggetto simbolo degli anni "90 per chi, di quel mondo, si è impregnato.
Un piccolo scrigno di poliuretano e nastro, impagabile nell'aspetto e nel fascino, da portare sempre con sé.
Una cassettina nata a fine tour, figlia di 3 giorni di registrazioni al Sonic Fun House Studio di Davide Iannitti a Catania.
I Santamuerte descrivono la sessione come un periodo di relax foraggiato dall'apparizione di Claudio Palumbo.
I due progetti, "che si vogliono bene da tantissimo tempo", forse per questo suonano uniti e naturali.
Uniti nel concetto, naturali nell'idea.
Lo split lo aprono i Santamuerte con "I'm a Liar".
Pezzo hardcore poggiato e sorretto dal fuzz del basso, scuola Dead Kennedys.
Un inizio col botto che non è pane esclusivo dei nostalgici, anzi. "I'm a Liar" è uno di quei pezzi che non annoierebbero facilmente e che qualche stronzo chiamerebbe indie. Di quello suonato, quello già vintage. Quello nei garage, senza sentirsi tra chi suona e senza 'na lira da aggiungere alla propria musica. Insomma, la sincerità che manca spesso.
Seconda traccia e terza, sono i pezzi di Claudio Palumbo che egli stesso ha voluto riarrangiare con i Santamuerte.
La prima è "Le Cosacche", ovvero un fiume in piena di cantautorato punk, tanto tronfia nel suono quanto semplice e brillante nel testo.
Le parole scaldano perfettamente l'anima di chi le sta ascoltando, altro che doverla rifare per paventata freddezza nella registrazione.
Quella di Claudio è una scrittura cruda, fatta di contrasti anch'essi articolati tra loro dimodoché rimangano in equilibrio, come riescono a farlo i due stili dei protagonisti di quest'EP.
Il songwriting di Palumbo, si insinua velocemente nelle chitarre dei Santamuere, attratti a sé come se fatti l'uno per l'altra.
L'anima punk, l'amore per il bordello.
Per la conclusione, si può apprezzare l'innata fusione dei due stili, dei due sprettri [impropriamente] musicali, in "Jungle Land", la scelta giusta dei Santamuerte per chiudere l'EP.
Brano della band, ascoltandola è come sentir dire chiaramente il motivo per il quale l'EP è stato suonato esattamente da questi artisti. Scanzonati, ma di classe; fradici ma contenti.
Non sono così esperto di split da poter valutare la riuscita di quello appena ascoltato, ma se c'è una cosa che ritengo faccia di questo lavoro quel gioiellino di cui sopra, è l'ottima ciclicità di "Così siamo più proficui".
L'EP riesce a girare su se stesso di continuo, passando da un suono pesante e sfacciato alla delicatezza di "Samba", sino allo psyco-surf - più vicino ai pezzi con Palumbo - di "Jungle School".
Si gira e si volta lasciando l'orecchio in una perfetta armonia di sensazioni.
Come in un giusto, continuo, Mood di piacevolezza.
In continuità con l leggerezza dell'approcciarsi al suonare, allo sperimentare, all'unire dapprima le menti, dacché gli stili musicali.
Confusionario, sfacciato, esplosivo e
Come al centro di un magnifico schianto,
l' equilibrio perfetto.
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