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Visualizzazione dei post da ottobre, 2021

LA PUREZZA DELLA TELA, LO SCONVOLGIMENTO DELLO SQUARCIO: “ORIGAMI”, ONE DYING WISH.

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di Saverio Marasco   Un urlo profondo, un squarcio nella asetticità del proprio quotidiano, attraverso le emozioni più semplici e pure. Che siano dolci, o violentissime, o inquietanti. In una sola parola: piene . Provare tutto questo è forse ciò che ci distingue dal nulla e dall’essere vuoti involucri, rendendo inutile dire quanto rincorriamo quella pienezza. Inseguiamo gli sconvolgimenti buoni o cattivi con passo altalenante, correndo a camminando, velocissimi e quasi fermi per il fiatone, verso l’interno, verso lo squarcio della tela bianca alla base delle nostre realtà, per buttarci dentro il varco ed entrare dall’altra parte del foglio: la parte di noi che conosciamo benissimo, ma che non riusciamo ancora a descrivere. Un’immagine perfetta per “Origami”, primo full-length degli One Dying Wish , quartetto screamo / post-hardcore di Carmagnola, Torino. Il Disco, che la band descrive come una raccolta di pezzi formatisi, riscritti e rivisti per circa un anno e mezzo,

MISTICISMO A PALATE: "Così Sia" degli EGO 3

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  di Silvestro Perri Silenzio, poi i tom di una batteria che sbattono ritmicamente. In maniera mistica, quasi tribale. Entra un basso, con un giro ripetitivo, grosso e profondo; poi un feedback di chitarra, un mostro che si sveglia e si prepara a ruggire. Ho descritto i primi 30 secondi di musica di “Così sia”, ultimo EP degli EGO 3, e a leggere questo paragrafetto non sembrano nulla di speciale. E allora come mai mi hanno stregato? A dire il vero gli EGO 3 li ho conosciuti sotto ad un palco, mentre il loro cantante schitarrava a petto nudo e mi urlava in faccia che lui è cenere, io sono cenere, e ho cominciato anch’io per qualche secondo a credere che, in fondo, noi tutti siamo cenere. Come ogni buon sciamano, anche lui si prende poco sul serio. In poche parole sto parlando di un gruppo di scemi che sale sul palco tra gli sghignazzi generali perché sembrano tre scappati di casa, poi risvegliano l’attenzione degli astanti con la potenza e pesantezza della loro musica, e infine ci tengo

“DO YOU REMEMBER HOW WE CAME TO THAT PLACE?: SPANO. DI SPANO.

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by Davide Caligiuri Le contaminazioni e gli esperimenti han sempre catturato la mia attenzione; non i semplici crossover, ma le commistioni talmente profonde da far passare in secondo piano le varie origini. Spano. ( Love Boat / Liza ), lavoro partorito dalle menti di Paolo Spaccamonti e Stefano “Fano” Roman , è una di queste commistioni: un lavoro strumentale che vive in un suo spazio personale, atipico e atopico, che finisce per avvicinarsi a lidi completamente diversi. Spaccamonti chitarrista sperimentale, Fano produttore hip hop, entrambi con collaborazioni importanti nei rispettivi ambiti, si son uniti per creare un lavoro che pesca da entrambi i mondi senza appartenere a nessuno dei due. Le chitarre e i campionamenti si scambiano di ruolo, si mescolano, si alternano in maniera pragmatica, fredda, poco teatrale ma molto, molto d’effetto. Ogni pezzo sembra creare un’atmosfera diversa. Io ho provato a immaginarle. Spano apre le danze con una vibrazione

“FATAMORGANA” o DELL’INCANTESIMO RIOT POP DEI QUEEN OF SABA.

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di Saverio Marasco   In certi dischi ti imbatti per caso. Iniziano ad ammiccare alle tue orecchie per caso, magari una canzone alla volta. Spesso ti rapiscono mentre partono in shuffle play , dandoti il desiderio irrefrenabile di fermarti e controllare chi stai ascoltando. I Queen of Saba mi hanno rapito così, per caso, con i loro mille colori, sonori e non. Duo veneziano formato da Sara Santi e Lorenzo Battistel, i Queen of Saba nascono, dal vivo, nel 2019, per pubblicare questo “ Fatamorgana ” di cui stiamo parlando, il 25 giugno scorso, tramite l’etichetta indipendente di cui sono co-fondatori, La Colletta Dischi. Un album addensato da una scena intera, con oltre la metà del disco praticamente in feat , nei quali chi di volta in volta accompagna i Queen of Saba, sa ritagliarsi così bene lo spazio adatto che crea la perfetta fusione tra artista e guest: pulita, mirata e, soprattutto, riconoscibile ogni volta. Vale la pena citarli tutti: Reid Stefan, Herman Medrano, Pckt e Stefan