NEL MEZZO DI ECHI, VIBRAZIONI E RIFLESSIONI: “DISORDINE” DI GUIDO BRUALDI
di Nat Vescio
Guido Brualdi canta, disegna fumetti e suona la chitarra.
Non necessariamente in quest'ordine.
Marchigiano, classe '97, il 30 ottobre 2020 esce il suo album esordio “Estinzione 666”, con tanto di libro a fumetti in allegato, un viaggio allucinante nelle paranoie che contraddistinguevano “quel nostro periodo brutto”.
Seguendo questo filone, si viene a concretizzare il suo secondo album in cui l'artista ci apre la porta della sua camera, posto di reclusione forzata ma anche fonte d'ispirazione per la sua vena artistica, e si scopre a noi condividendo una ricerca di equilibrio in questi tempi incerti, noti a noi tutti, che hanno lasciato solo un ammasso di “Disordine”.
Uscito il 3 giugno 2022 per Non Ti Seguo Records, “Disordine” è il secondo album di Guido Brualdi, in cui ferma un periodo di tempo scandito da innumerevoli riflessioni scattando otto fotografie da incorniciare e appendere al muro.
Suggestioni personali, forse, ma quanto mai sentite e dunque utili a raccontare le percezioni che muovono il disco.
Composto, quindi, da 8 tracce, quasi simili a frammenti di un percorso per ricongiungersi a sè stessi, il disco si apre con “Lo Specchio”, cadenze soffici che avvolgono l'ascoltatore nelle spire di un piccolo vortice evocativo di suoni e colori mai sopiti. Gli acuti sbalordiscono e lasciano presagire le sorprendenti abilità vocali di Guido.
Un tappeto elettronico cupo e costante ci introduce alla seconda traccia, “Il Sistema”: trascinante ed ipnotica, siamo trafitti da delle luci al neon mentre siamo soli, al centro della nostra camera, come il sole al centro del nostro sistema solare.
“Anatema”, traccia numero 3, dalle sonorità stoner e dalla sempre angelica voce dell'artista, raggiunge un livello d'intensità notevole nel climax del disco. Comunica una certa presa di coscienza con conseguente volontà di reazione, anche se poi, nella successiva, ci ritroviamo “Nel Terrore” del perdere la cognizione del tempo, del crescere così, a fatica, immobili, mentre la vita ci scivola tra le mani. Struggente come poche.
In “Luglio21” siamo accolti da un suono elettronico profondo, basso, cavo, che fa da cornice ad un paesaggio arido e desolato, un paesaggio di altri pianeti, altri mondi. Canzone molto decisa in cui le doppie (o triple) melodie vocali messe a punto da Guido gravitano e vibrano nell'etere mandandomi nel cosmo per direttissima!
Arriviamo alla title-track “Disordine”, le cui parole in eco rilassano e, nel contempo, propongono infinite riflessioni prima di prendere forma e chiudere con una dose massiccia di carattere e impetrazioni, mentre arpeggi avvolgenti di chitarra acustica introducono e accompagnano “Paesaggio” brano delicato e significativo per le tematiche che sottolinea nel fraseggio verbale. La parte finale è liberatoria.
Come ultima traccia “Dis#2” ci lascia con l'amaro in bocca, costretti ad accettare questa condizione, stupiti, sì, ma in mezzo al disordine.
Occorre la forza ed il coraggio per continuare a sognare conservando risorse per provare, mettere in pratica e sperimentare, lungi dal seguire le mode del momento e Guido, in questo, è brillante e autentico, percorrendo soltanto la strada del suo istinto e della sua ispirazione.
Apparentemente semplice ma ricco di suggestioni, “Disordine” riesce a trasmettere energia, conforto e meraviglia.
Potrei affermare che ciò che mi colpisce maggiormente è l'atmosfera che se ne ricava, una situazione familiare intima e personalissima in cui l'artista riesce egregiamente a rievocare quella nostra assurda parentesi di vita vissuta.
Gloriosa annata quella del '97 che dalle Marche presenta una proposta artistica assai assai particolare!
Guido, ti teniamo d'occhio!
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Vignetta di Giacomo Capolupo
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