IL CORAGGIO DELLA LEPRE. "Malato", il primo album di Lorenzo Lemme.

 



di Saverio Marasco

Nel 2022, quasi post-pandemia, proporsi con della musica pop è un atto di coraggio.


Ed è per questo che, per me, ascoltare nel 2022 musica pop è un estremo atto di coraggio.
Rimanerne inconsciamente colpito, figuriamoci, è ancor più coraggioso.


Questo perché mi sono sentito tradito da quel genere e, cambiando, mi sono buttato su tutt'altro; infatti ero indeciso sullo scrivere di quest'album.
Eppure, fin dal primissimo ascolto, ho capito che l'avrei voluto fare. Che c'era qualcosa che irresistibilmente mi attraeva ai pezzi contenuti in "Malato" (2022, tichetta - gelato label/Trovarobato – distribuzione The Orchard), Disco d'esordio del romano Lorenzo Lemme, uscito lo scorso 13 maggio.


Come se ci fosse una parte di me, mai assopita, che ha tutt'oggi voglia di leggerezza sonora e condivisibilità.


Lorenzo Lemme è un cantante, batterista, percussionista e rumorista. Classe 1978, fin dall'infanzia trova il giusto sfogo per la sua energia nella musica ed, in particolare, nel ritmo.
Prolifico ed attivo, dal 2015 al 2017 si esibisce in tutta Italia, principalmente con due band: Box84 / Eildentroeilfuorieilbox84-
Superbox (con 6 dischi all'attivo) e, successivamente, con le LeSigarette,
pubblicando altri due dischi.
In contemporanea si tuffa nel mondo dei collettivi artistici, del busking, bande di percussioni,
laboratori creativi di improvvisazione, manifestazioni artistiche nazionali e internazionali e chi più ne ha più ne metta: un'inseguire spasmodicamente il suonare. Nel mentre, dal 2016, affianca il collega cantautore Lucio Leoni, collaborando agli arrangiamenti dei suoi brani.


Una vita musicale lunga ed intensa, segnata proprio dalla condivisione, che non ha potuto che portare ad un album caratterizzato dalla collaborazione e dal benevolo ed accettato tocco altrui.


Per gli arrangiamenti, Lepre collabora infatti con Daniele Borsato, mentre la produzione è stata affidata a Fabio Grande che ha curato registrazioni e mix del Disco [N.d.R.: il master invece è stato curato da Gruer mastering studio].
Questa è la base, la quale è condivisa con chi ascolta. Condivisione per condivisibilità del contenuto.


Fin dall'inizio del Disco - "L"una e un quarto" - Lepre ci porta nel suo mondo, attraverso i suoi occhi. Ma anche attraverso le sue orecchie.
Insomma, attraverso i suoi sensi.
È già una sorpresa, come tante altre che ci saranno nell'album: ad esempio "Mio marito", brano dai suoni quasi shoegaze, che sembrano le suite che mi aspetterei in un "Nebbia" dei Gazebo Penguis .


Anche "Malato", la title track, sorprende: per stile ed immediatezza.
Chi poteva immaginarselo quel riffone ed un pezzo pop? Chi poteva immaginarsi quei dettagli d'elettronica? Io ci avevo perso le speranze.
Così come sorprende "Mezzo scemo" -  che unisce intenzioni diametralmente opposte, contrapponendo strofe e ritornelli, passando dal sostenuto al placido.

 
Scanzonata ma malinconica,  mi autorizza ad utilizzare un termine che adoro: melanconica. In questo pezzo, il songwriting di Lepre colpisce nella sua semplicità; come con un pugno di parole, dritto in faccia.
Una storia ben scritta che viviamo insieme a lui: questo è colpire nel segno quando si scrive una canzone.


Questo è il bello del pop, maledizione.


"Non era colpa tua", brano muto e strumentale che dice tanto di sé.
Giri semplici, guizzi naturali per trasmettere una piacevole sensazione di carezza.
Infine, la chiusura dell'album è affidata a "Deja Vu".
Evanescente, intrensicamente psichedelica. Trascina nel suo vortice fino a chiudersi di colpo, chiudendo perfettamente il Disco. Congeda delicatamente l'ascoltatore, quasi ringraziandolo per il tempo speso con questi pezzi.


Un gusto dell'elettronico, del nuovo e del delicato. Tanti esempi: primo fra tutti, a parer mio, "la lavatrice e il muro".
Tra i pezzi che mi sento davvero di segnalare, "Monolossite" e "Bolletta"; quest'ultima davvero una perla, dal gusto velatamente prog, Signori. Di quello vecchio, serio, trionfale e sinfonico.
Poche cose lasciate al caso, che fanno pensare ad un proseguio artistico in grado di svegliare l'assopito fantasma del lato più glorioso ed esplosivo ascoltato nell'ora del tramonto dell'itpop.


Nondimeno però l'album viene autodefinito "anti-pop", ed ha senso.


Usa quella formula del pop, ne intavola il discorso ma mai in maniera banale. Ciò grazie proprio alla voce, o meglio, alle linee vocali.
Particolari, mai scontate, curiose.
Sarà l'intrinseco lascito della formazione batteristi a del nostro cantautore?


Certo è che il ritmo, la percussività, Lepre riesce a farla in primis proprio nelle linee della sua voce, che trasportano l'ascoltatore foraggiandone l'ascolto: che bravo.
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Per conoscerlo meglio: Lepre | trovarobato | tichetta gelato label | BIG TIME Ufficio stampa per la musica | locusta booking | The Orchard

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Vignetta di Giacomo Capolupo  



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