Post

Visualizzazione dei post da 2020

L’UTOPIA DI UNA NOTTE IN OTTIMA COMPAGNIA: “NOCTURNAL” DI PEARZ

Immagine
di Nat Vescio   Il rito pagano del caffè è una consuetudine che precede o conclude l 'ordinaria follia della giornata di ogni individuo. Tranne che per me. A me non piace il caffè. Ogni volta che dico questa frase si scatena sempre un certo trambusto con a seguito domande tipo “come diamine fai a reggere la giornata?” o “sei sicura d'essere italiana?”. A mia difesa posso dire che se devo, ma proprio se la situazione lo richiede, lo prendo amaro e senza correzione. Se però, dopo tutto questo polverone mi è permesso espormi in totale onestà, preferisco senza ombra di dubbio il “Caffè Corretto” di Pearz ! Con alle porte l'inverno e spotify in azione, faccio la mia solita scorta di musica quotidiana e gironzolo nelle nuove uscite. Il singolo “ Caffè Corretto ” fa il suo ingresso nella mia vita, innanzitutto per un colpo d'occhio più che per un colpo d'orecchio: stile “manifesto italiano anni '70”, puntato tutto sulla sintesi visiva e accompagnato da pochi ma sgargia

IL CORAGGIO DI (NON) ESSERE SUONATI: SCHELETRI – “OSSA ROTTE”

Immagine
di Davide Caligiuri   A volte, specialmente muovendosi fra mille generi e stili musicali, ognuno colla sua classificazione, i suoi “difensori” e le sue complicate regole, si sente davvero un bisogno di “semplicità”: qualcosa che sia fatto senza grandi preconcetti, col solo desiderio di esprimersi e suonare, e non di soddisfare le velleità della critica musicale.   Ossa Rotte , EP autoprodotto, uscito ad Aprile e opera prima dei piemontesi Scheletri , è sia nel bene che nel male questo: un EP semplice, senza fronzoli e senza avanzare grandi pretese, hardcore melodico (a volte quasi pop-punk!) suonato con gusto e senza vergogna. Le strutture delle canzoni son semplici e dirette: rapide e senza pause, con tutta l’urgenza di esprimersi che porta a non fermarsi nemmeno un momento. Il cantato è come ci si aspetta: onesto e portante di testi semplici, sinceri e senza cliché . Al massimo, si può obiettare come tutte le canzoni sembrano rivolte verso lo stesso tema: quello di sentir

QUELLA CERTA TENDENZA DELLE PECORE NERE: “NON NEL MIO MARE” DEI BAD BLACK SHEEP

Immagine
di Saverio Marasco     C’ è una certa tendenza da qualche anno nel nostro paese a rendere il rock suonato nelle cantine, nei garage, nei pub: renderlo più duro avendo ormai di default i geni  delle migliori band della scena alternativa degli anni ‘90 , renderlo più urlato  nel cantato, renderlo più empatico  nei testi e renderlo più ampio possibile nel sound.   I  Bad  Black  Sheep  –  Filippo Altafini  (basso e voce),  Francesco   Ceola  (chitarr a) e  Gregory   Saccozza  (batteria) – potremmo collocarli esattamente all’inizio di questo percorso che i tre musicisti di Vicenza hanno iniziato con “ 1991 ”  (2013, Valery Records)  e che proseguono con questo loro  “Non nel mio mare”, pubblicato quest’anno per  LaCantina  Records.   Il loro secondo disco  inizia di botto, subito, con l’urlo d’apertura di “ Venezia ”, pezzo vivace che, se tutto il disco manterrà quest’impostazione,  ci regalerà sicuramente sonorità interessanti: si sentono i grupponi alternativi da stadio nelle parti melod