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AGHIASOPHIA VOL. II: QUELLO CHE RIMANE

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di Saverio Marasco   Com'è un festival artistico/musicale?   O meglio, com'era?   O meglio ancora, come andrebbe vissuto?   O meglio ancor di più: cosa te ne può rimanere?   A tutte queste domande stanno provando a rispondere, da due anni, i ragazzi de Il Filo di Sophia con il loro "AghiaSophia Festival". Ormai è passata più di una settimana da questa seconda edizione, ed il trascorrere del tempo favorisce il permanere di quei concetti fondamentali che AghiaSophia ci ha saputo lasciare. Innanzitutto, chi ha voluto quest'evento ha alzato la mano in merito alla prodromica domanda del come/dove fare un festival, riaffermando con forza la scelta prato-boschi-reperti archeologici terribilmente sottovalutati. Siamo all'Abbazia di Santa Maria di Corazzo (Carlopoli, CZ) o, per noi indigeni, Curàzzu. Per la seconda volta di fila. Una scelta territoriale mirata e pacifica che sembra incredibile - e lo è - per chi è di qui. Ruderi bellissimi