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Visualizzazione dei post da marzo, 2022

LA 25ª ORA. MOREGRÈ, "NON MI BASTANO 24 ORE AL GIORNO".

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di Saverio Marasco   Cosa fareste con un'ora in più al giorno? Dico, con una vera e propria "ora free", che sembri durare all'infinito. Che duri fino a quando non ne sia trascorso l'ultimo secondo.   Con un'ora immateriale che non abbia confini, che ci fareste?   I Moregrè sono un gruppo giovane, pazzerello, acrobatico.  Sono 4: Fabrizio, Vincenzo, Nic, Mez. Fuorisede da Bologna, sono al secondo lavoro pubblicato, ancora una volta, da indipendenti.   Dopo " Dove il cielo non segni la fine " (2020), l'11 marzo pubblicano " NON MI BASTANO 24 ORE AL GIORNO ".   Quest'ora in più, loro, la riempiono tra i vicoli bolognesi, nei circoli arci, nel sudore dei concerti.   Cercano di capire cosa giustifichi tutta quell'irrequieta inquietudine che ci fa fare cose totalmente sbagliate e contronatura, come alzarsi prima ancora che suoni la sveglia. Calma.   Al centro di tutto c'è " Je T'aime &quo

IL CALEIDOSCOPIO ONNIVORO DEI THE BREAKBEAST: MONKEY RIDING GOD

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  di Nat Vescio Musicisti che con disinvoltura e talento mescolano jazz, funk, hardcore, techno, punk, industrial, fusion, afrobeat, jungle e hip hop, senza mai eccedere o strafare, non esist... E poi ho scoperto il suono senza precedenti dei The BreakBeast ! Il supergruppo - con tanto di tecnica mostruosa infilata nel posto giusto al momento giusto - nasce nel 2020 grazie alla potente coesione tra Sergio Pomante (Sudoku Killer, ex Ulan Bator) al sax, Alessandro Vagnoni (Bologna Violenta, Ronin, Drovag) alla batteria e Mario Di Battista (La Mala Sementa, Ulan Bator) al basso e alla voce. Monkey Riding God (sì, in copertina ci sta una scimmia che cavalca una capra) è il loro album debutto, uscito il 5 novembre via Overdrive Records e si presenta, con titoli surreali e ironici, come un calderone in cui The BreakBeast miscelano bene le loro influenze, sapientemente bilanciate tra groove e melodia. La proposta è ampia e per un pubblico eterogeneo: potrà appassionare gli

VOCE A TRANSISTOR. "Intermission", Country Feedback.

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  di Saverio Marasco   La musica fresca, appena uscita, proprio appena pubblicata, è sempre bella. O meglio, è sempre bello approcciarvisi per avere la sensazione -ora più che mai- che la musica si muova. "Intermission" , di cui parliamo oggi, è uscito venerdì scorso 11 Marzo per MiaCameretta Records , ed è stato un disco che s'è preso -e si prenderà- il suo tempo per essere pienamente assimilato. Preceduto dai due singoli " Enemy " ed " Orson Welles ", soprattutto quest'ultima ha catturato la mia attenzione nel suo essere così volutamente zanzarosa, quasi da infastidire. In realtà, ascoltando poi il disco, capisco bene la sua coerenza con il Mood dell'album; nel suo sovrapporsi di rumore, conquista per il menefreghismo di quell'attimo di Chaos che precede il leggero -ma determinante- cambio di rotta in cui si imbarca il finale del pezzo. Un'orchestra semi-distorta che, armonizzando con il resto, chiude il piacevolissimo

CHI HA PAURA DELLA MATEMATICA?: "RIPETIZIONI/COMBINAZIONI" DEGLI ALGOT

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  di Silvestro Perri Avete mai ascoltato math-rock? Io no. Conoscevo il genere a livello superficiale, ma non mi è mai capitato di ascoltare seriamente un gruppo math. E’ una di quelle tipologie musicali che sembrano interessanti ma che probabilmente richiederebbero molto tempo e molti ascolti per poter essere apprezzata. La prima volta che ho ascoltato “Ripetizioni/Combinazioni”, l’ho fatto distrattamente, sapendo che probabilmente non avrebbe fatto per me. E seguendo il mio ragionamento, avevo ragione, l’EP d’esordio degli AlGot ha tutto quello che temevo: tempi composti e particolari, la presenza di strumenti inusuali come la tromba, ritmi e successioni armoniche spiccatamente jazz, pochissime sezioni cantate. Eppure mi ha conquistato, contro ogni aspettativa, e oggi sono qui per parlarvene, e convincervi ad ascoltarlo. Certo, se fossi un esperto di math-rock potrei dirvi nel dettaglio perché questo disco suona così bene, ma sarebbe noioso scendere nel tecnico, e dato che d’altronde

Somewhere Desperately Nowhere: Collider, by All Under Heaven

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  by Davide Caligiuri   This is the Italian version of the ar ti cle. To read the english version, scroll below Negli ultimi periodi, Temt ö ha deciso di occuparsi anche di artisti internazionali: questa è la nostra seconda recensione di un artista straniero ( leggi qui la prima , opera del nostro Silvestro Perri). E il nostro soggetto sono loro, gli All Under Heaven, direttamente da Freehold, New Jersey! Al loro primo EP con Collider ( edito da Sunday Drive Records/Shore Dive Records ) , il giovane trio americano dà prova di grande abilità musicale, destreggiandosi in soli quattro pezzi in quello strano spazio sonoro compreso/compresso tra shoegaze, grunge e una certa softness un pò aliena al genere, ma sicuramente d’impatto. Ma andiamo ai pezzi. Desperately Seeking Answers apre il disco senza convenevoli: la prima impressione è quella di un gruppo shoegaze/alternative anni ‘90, ma addolcito da un gusto per la melodia e l’orecchiabilità. Il c