CHI HA PAURA DELLA MATEMATICA?: "RIPETIZIONI/COMBINAZIONI" DEGLI ALGOT

 



di Silvestro Perri


Avete mai ascoltato math-rock? Io no. Conoscevo il genere a livello superficiale, ma non mi è mai capitato di ascoltare seriamente un gruppo math. E’ una di quelle tipologie musicali che sembrano interessanti ma che probabilmente richiederebbero molto tempo e molti ascolti per poter essere apprezzata. La prima volta che ho ascoltato “Ripetizioni/Combinazioni”, l’ho fatto distrattamente, sapendo che probabilmente non avrebbe fatto per me. E seguendo il mio ragionamento, avevo ragione, l’EP d’esordio degli AlGot ha tutto quello che temevo: tempi composti e particolari, la presenza di strumenti inusuali come la tromba, ritmi e successioni armoniche spiccatamente jazz, pochissime sezioni cantate.
Eppure mi ha conquistato, contro ogni aspettativa, e oggi sono qui per parlarvene, e convincervi ad ascoltarlo.
Certo, se fossi un esperto di math-rock potrei dirvi nel dettaglio perché questo disco suona così bene, ma sarebbe noioso scendere nel tecnico, e dato che d’altronde non ne sarei nemmeno capace, questa sarà una recensione ignorante. Parlerò di feels, di vibes, di grooves, insomma di tutto e niente. Non è forse questa l’essenza della matematica per un profano?

Le influenze jazz che infestano queste canzoni sono manifeste, e non parliamo del jazz “noioso” da camera: il groove è una componente fondamentale per gli AlGot, specialmente nella sezione ritmica. La batteria è cristallina, veloce, piena di vita. Dopo molti ascolti di “Ripetizioni/Combinazioni”, già non vedo l’ora di sentire nuove canzoni di questo gruppo, anche solo per scoprire come mi farà muovere quella batteria quando si impossessa del mio scheletro, facendolo sincopare a tempo. A complimentare la batteria ci pensa un’eroina inaspettata: la tromba. Non sono un amante della tromba nei gruppi rock, lo ammetto, e ascoltando “Non tagliare”, primo pezzo (completamente strumentale) dell’EP, ho avuto un momento di delusione, perché io la tromba non la volevo proprio sentire. Non ci stavo. Però mi sono trattenuto, sono stato paziente e ho continuato ad ascoltare, e trenta secondi dopo il trombettista mi aveva già conquistato, perché non mi ha rifilato i soliti stanchissimi trilli. Eh, no. Questa tromba sembra uscita da un funerale di New Orleans, è sobria, controllata, suona quasi come se credesse di essere un sax, e DIO QUANTO FUNZIONA.

Il pezzo forte dell’EP è “Resina”, una canzone tanto bella quanto strana, con i suoi versi parlati ed enigmatici, una batteria che accentua momenti ritmici insoliti, e le chitarre che danzano tra di loro, mentre la traccia vocale rimane parlata ma cresce, cresce, cresce. Uno stacco, un altro, non si capisce niente, mi sono perso, che schifo la matematica aiuto sto annegando qualcuno mi venga a salvare e poi… Ritorna il giro iniziale, l’atmosfera cresce e monta, e spero che ci sia una valvola di sfogo. I miei desideri vengono esauditi perché ancora una volta sono stato paziente. Arriva infatti il momento forte della canzone, dopo tanto crescendo, quello che potremmo chiamare ritornello, o forse è solo un hook. Il parlante diventa cantante, e solleva un grido quasi più teatrale che musicale: “Estinguerò ogni debito, ti libererò”. Con la tromba che si lamenta in sottofondo. Un momento così stranamente pop in mezzo al math-rock non può non conquistarti.

Se questa descrizione non ti conquista non ci sono problemi, io recensisco e basta. Ma queste canzoni vanno ascoltate solo un paio di volte per non poterne poi fare più a meno. Non vedo l’ora di ascoltare un nuovo lavoro degli AlGot, perché se continuano a crescere e seguire questo percorso tireranno fuori cose eccezionali, ne sono sicuro.
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