“WHAT'S IN A MESSAGE?": SENT DEI 7MONDAYS
di Davide Caligiuri
Come funziona davvero il tempo?
Domanda che sembra fuori luogo in una recensione del primo EP dei 7Mondays, chiamato Sent, uscito per Drity Beach Records / Truebypass. Eppure, incidentalmente sembra proprio questo quello di cui dobbiamo parlare oggi.
L’EP si apre e si chiude con il suono di una notifica, e il titolo del lavoro è esemplificativo: i tre pezzi che compongono il cuore di questo EP vivono nello spazio di una secondo, il caleidoscopico mondo dei pensieri che si rincorrono selvaggiamente e ci mostrano infiniti scenari, staccati dal senso del tempo che ci sommerge ogni giorno. Difatti, altro non è Sent se non il racconto di una storia d’amore in tre fasi: imprinting, rottura, nostalgia. Tempo ipercompresso, pressato fino a diventare memoria ed espressione a sé, che del tempo conserva solo un vago sentore.
“Caleidoscopico” è proprio l’aggettivo che penso meglio descriva questo EP: infatti, nel giro di tre pezzi pur senza esagerare i 7Mondays si spostano continuamente a livello musicale, cambiando le carte in tavola riuscendo a non cambiare mai casacca. Vediamo insieme come.
What’s Best to Die For apre con ritmiche che ricordano certo emo/alternative, scanzonati ma con un certo aplomb; tuttavia, nel primo di una lunga serie di rocamboleschi cambi di stile, il pezzo improvvisamente rallenta, diventando di fatto quasi un plagio alle atmosfere liquide e rilassate degli ultimi Deftones (anche il cantato ricorda il tono sognante e sensuale di Chino Moreno!), anche se forse un po' più melodiche, per poi recuperare maggior ritmo, virando però verso uno spessore delle chitarre che fa molto shoegaze.
Ad essere onesti, il primo ascolto mi ha ricordato sommamente gli Airiel, gruppo shoegaze dalle sonorità particolarmente upbeat, ma già al secondo questo pezzo offre molto di più. Ottimo layering di stili e approcci differenti, sorprendentemente coeso in un singolo pezzo.
Tape Rewind ha un attacco da UK Pop Chart (chiunque seguisse MTV Rocks o gruppi come The Wombats, White Lies o Bombay Bycicle Club può capire): ma tempo di pochi secondi per virare rapidissimi in territorio shoegaze, e poi sedersi in un punto a metà strada, che richiama molto i mai troppo rimpianti Colour. Da li in poi il pezzo si mantiene saldo, offrendo un’ottima performance alternative/shoegaze-instilled che mostra più di quello che ci si aspetta.
Il ritmo upbeat, più dinamico rispetto al pezzo precedente, da un’impressione complessiva significativamente diversa: al punto da poter quasi pensare che dovrebbero forse appartenere ad opere separate.
Crowns è il penultimo pezzo del disco, quello con cui i 7Mondays ci salutano. Qua le sonorità si ammorbidiscono, ricordando molto sound di gruppi come i Placebo o gli Interpol, per poi virare verso cavalcate agrodolci che ricordano molto gruppi come Verdena e Slowdive, se non addirittura certo post-rock. La cavalcata finale, per quanto gradevole, è leggermente meno riuscita dei due pezzi precedenti, per quanto ancora molto godibile.
Bè, che dire: seppur breve, i 7Mondays sono riusciti a rendere questo EP un’opera completa e coerente, e non una semplice “prova di forza” come spesso i primi EP sono. E come tale intendo giudicarla.
Abbiamo già analizzato abbastanza a fondo l’aspetto sonoro/tecnico, che ha dimostrato di essere particolarmente curato, morbido e con una certa eleganza: tuttavia, va notato come, per quanto l’amalgama sia particolarmente riuscito, alla lunga la particolare varietà delle scelte sonore e stilistiche rischia di diventare difficile da digerire. Per tre pezzi funziona, ma su un minutaggio più lungo potrebbe renderlo un po' un ostacolo alla fruizione di un loro lavoro futuro.
Detto questo, la produzione è altrettanto curata, e riesce a far brillare particolarmente le sonorità del disco; il cantato svolge il suo ruolo, senza infamia e senza lode, e anche se non ha particolari difetti non si lascia ricordare.
Menzione particolare per la sorpresa di aver trovato il caro Mykyta Tortora citato fra i collaboratori della band (l’ho recensito il mese precedente, link qui alla recensione del suo primo EP); ancora più gradita la sorpresa di scoprirli di Crotone, zona che per quanto non molto stimolante dal punto di vista musicale, a quanto pare nasconde più di quel che si riesce a vedere.
Il mio giudizio è, come sempre, positivo: il gruppo dimostra di avere grandi competenze, saper spaziare e riuscire ad andare oltre l’azzeccare un pezzo o due. Sarà in grado di riconfermare queste impressioni, anche su futuri lavori più complessi/completi? Ai posteri l’ardua sentenza.
Noi di Temto ci sentiamo di consigliarvi l’ascolto, tenendo a mente che non sarà il disco che vi cambierà la vita, ma sarà sicuramente un’esperienza gradevole se apprezzate il genere e le sonorità a cui i 7Mondays si accostano.
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