IL CORAGGIO DI SUONARE MALE. “OFF!”, LEAF DEPOSIT.
di
Saverio Marasco
Quante cose si possono fare oggigiorno per - e nel -
creare un disco.
Tante idee, infinite possibilità, miriadi di
fronzoli.
Ma, per quanto belle possano apparire certe
stratosferiche produzioni elettro-dance-indiesuperwave, non riescono, nella
loro liquidità, a colpare tutti i vuoi delle nostre voglie musicali.
Uno in particolare: la purezza.
L’immacolata circostanza di suonare insieme alla
propria band e creare una manciata di pezzi.
Mi mancava tutto questo.
Ma, per fortuna, è arrivato in soccorso il Disco - EP in realtà - sgranocchiato
questa settimana qui su Temtö.
Oggi ragioniamo infatti su "off!", EP freschissimo pubblicato lo scorso 4 febbraio, che
segna l'esordio dei Leaf Deposit, band post-punk Fiorentina formata da
Christopher J Argentino (voce e chitarra), Cosimo Trevisan (chitarra lead), Olmo Mangani (basso), e Alberto
Razzolini (batteria).
Quattro canzoni per un lavoro spiccatamente
lo-fi, che contemporaneamente non tralascia mai quell’elevatissimo grado di
attenzione che queste sonorità pretendono.
Coerente dall'inizio alla fine, "off!" suona male che è una
bellezza.
Che poi, non allarmatevi, perché il suonare male è il
tocco in più di questi pezzi. Perché fare suonare male apposta le cose ci vuole
arte.
Certo, chiariamoci: per "suonare male"
intendo dissonante, e per dissonante intendo amore.
Lo storcersi dei suoni che caratterizza tutto l’EP è
la tela necessaria per la rappresentazione musicale delle turbe del gruppo Fiorentino.
La voce è perfetta: all'inizio ed all'in-fondo -
passatemi il termine - l'ho un po' odiata. Ma già dal secondo ascolto si
capisce l'importanza di un vocione inusuale, monocorde e Curtisiano, nel moderno mondo dei cantastorie punk; la Band in
fondo non fa null'altro che questo: romanzare dissonanze, strimpellare dei
racconti.
Un po' strani, un po' rumoreggianti, ma incantevoli
nell'insieme.
Un sound
contemporaneamente influenzato da post-rock e proto-punk: concetti
temporalmente opposti, ma innegabilmente caratterizzati dallo stesso candido
languore, che dà ad "off!"
una caratura paradossalmente attuale, per quello che si rivela essere un Disco piacevolmente
internazionale, che parla di cose un po' improbabili: mura domestiche, diabete
e quel bellone di Kim Jong-Un.
Abbiamo l’inizio giusto con “Hide the Guns”, la quale,
una volta esplosa, non può che emozionare già solo per quanto ricordi dei giovanissimi
Pixies.
Abbiamo le chitarre scanzonate che in “Conman”, attraverso il giusto
tripudio di fuzz, diventano quasi un'armonica distorta.
Abbiamo anche – in “Kim” – una grossa
componente acida, i giusti riferimenti sonori simil - primi Arctic Monkeys,
alcune cose di Sonic Youth, e riverbero in abbondanza.
Abbiamo anche il pezzo più curato, ovvero "Wait...what?",
che, con atmosfere più calme ed evanescenti, diventa evocativa nel suo
lagnarsi, così come perfetta nella sua profondità.
Qui le influenze di maestri come i Fugazi rende apprezzatissimo il lavoro dei
Leaf Deposit che, con un piglio forse un po' più jazzy - o velvetundergroundiano
- disegnano la quasi-ballad perfetta per il loro esordio.
Insomma, abbiamo praticamente tutto.
L’unica cosa che non serve, è il bisogno di trarre conclusioni dall’ascolto di
quest’EP.
È un lavoro pulito, puro, da empatizzare a pieno nella sua brevità.
Una Band così plug ‘n play, non
abbisogna di tanti ragionamenti, è questo il bello.
Magari li ha, richiede e può farli, ma non è questo il punto.
Ascoltate sti ragazzi!
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Per Conoscerli Meglio ➡ Leaf Deposit
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