Emo agreste per giovani contestatori: “Quindi Noi Sbagliando Facemmo Giusto” dei Votto
by Davide Caligiuri
Metti le cuffie e inizi ad ascoltare questo EP, scoperto grazie ad una generica recensione pubblicata da una webzine che più che underground è proprio sommersa.
Primo pezzo: Quindi noi sbagliando facemmo giusto, che fa anche da titolo al disco. Una voce, chiaramente una registrazione, racconta qualcosa, che chiaramente risale a diverse decine di anni fa. La voce è Nello Vegezzi – lo hai letto in quella recensione – anarchico e artista piacentino, e il suo racconto di contestazione ad un albero (!) serve a introdurre un’idea, un concetto, astraibile dall’epoca e dal contesto: che a volte, davvero, anche compiendo errori in realtà si va per la strada giusta. L’atmosfera è lì, pronta: il disco può iniziare per davvero.
E anche questa recensione del primo EP dei piacentini Votto, editi da We’re Trying Records / Non Ti Seguo Records / Desperate Infant Records / E’ un brutto posto dove vivere, può iniziare davvero (è mai iniziata?). Un lavoro breve ma intenso, che noi di Temtö vogliamo aiutarvi a vedere in un’ottica, che per quanto soggettiva e limitata, si spera vi mostri qualcosa (e vi invogli ad ascoltarlo!).
Nello Vegezzi, Mamma Rosa, il PCD – Linea Nera: quelli che vengono evocati sono tutti simboli di un passato che ormai non lascia quasi più tracce, ma che è indissolubilmente legato all’entroterra piacentino, e quindi all’ambiente e alla cultura che ha cresciuto questo gruppo.
Eppure, nel resto dei pezzi, tutto ciò viene lasciato da parte e tutta l’attenzione si sposta verso tematiche personali, di tutti i giorni, tipiche del genere in cui si vogliono inserire i Votto: un emo/screamo all’italiana, ispirata dalla wave di gruppi che negli anni ‘10 del nuovo millennio hanno dato un’identità autonoma a un genere che era prettamente straniero.
Quindi, da un lato la storia e la cultura passata, dall’altro le difficoltà e le frustrazioni della vita di ogni giorno: trait d’union il nome del disco e il messaggio che esso veicola, conservato nel passaggio del tempo. E dopo?
Dopo parte il secondo pezzo: Ogni paura, ogni certezza, primo di una tripletta di pezzi che, mi sento di dire, considero fatta ad arte! Il cantato urlato, i riff carichi e sentimentali (ma non nevrastenici come quelli, ad esempio, dei La Quiete: screamo da tè al limone, non da benzodiazepine) trainano un testo che, sicuramente personale, non brilla né in positivo né in negativo. Il tempo si è guastato e Finire tutto prima di iniziare qualcosa di nuovo continuano il discorso: intensi, serrati, ben scritti.
Oikos è, almeno per me, un po' il punto dolente: pezzo lento e deboluccio, che si perde in una scrittura un po' melensa. Non brutto eh, solo più debole.
Spettro si riprende e picchia di nuovo forte il giusto: i riferimenti si sentono ma è un piacere vederli omaggiati così bene.
Un
altro giorno, il
pezzo finale, è penso il mio preferito e quello che trovo più
riuscito: un semplice mantra ripetuto incessantemente, senza
dilungarsi troppo o scadere nello spicciolo. Qui il ritmo diventa più
lento, si espande e diventa più drammatico: il gioco regge e l’EP
si conclude lasciando la voglia di sentire ancora.
E di sentire ancora di questa musica ne abbiamo bisogno: è difficile trovare gruppi che abbiano davvero appreso la lezione di quella wave emo italiana. E per quanto si senta chiaramente il debito che il gruppo ha verso i Gazebo Penguins piuttosto che i Raein, o gli Ojne (son già ispirazione di altri? Il tempo passa più di quanto sembri), o i Quercia, o i Fine Before You Came (gli ultimi…); nonostante questo, i Votto dimostrano di avere le potenzialità di andare oltre il semplice omaggio o riferimento, anche se ancora non ci riescono pienamente.
Penso che la cosa migliore sia prendere questo EP come una dichiarazione d’amore per una scena che si è estinta rapidamente ma ha marchiato a fuoco centinaia di appassionati sparsi ovunque, da Piacenza allo sperduto paesino calabrese nel quale scrivo questa recensione. E in questo senso, davvero non c’è nulla di criticabile.
Certo, in ottica più generale, rimane anche per questo un EP consigliato più agli appassionati: non c’è ancora la forza di trainare dentro chi non è già avvezzo al genere. Si potrebbe dire che, ancora, i ragazzi mancano un po' di personalità. E forse ci sarà in lavori futuri, o forse i Votto han già trovato la loro dimensione nel rievocare, senza mutarle, formule a cui in fondo siamo affezionati così come sono.
Promossi? Si: recensiamo solo dischi che ci piacciono. Aspetteremo i loro futuri lavori per decidere cosa pensare davvero di loro. Però, a pelle, già stanno simpatici.
r e w i n d
Hurtbreak Wonderland, World’s End Girlfriend
Summer Sun, Yo La Tengo
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