VIAGGIO. Tratto da The Moment Before di Atto Seguente.
di Saverio Marasco
-Abstract-
Questa,
più che una recensione, sarà la storia di un viaggio.
Lo stesso Andrea Vernillo, musicista
beneventano dietro al progetto Atto Seguente, descrive questo suo secondo
EP – uscito lo scorso 27 maggio per Dirty
Beach Records – come il viaggio di un protagonista chiamato Soccombente.
L’ascolto mi ha accompagnato in un viaggio di ritorno, e ci stava benissimo.
La musica dovrebbe trasmettere la propria forza tramite tante sensazioni.
Quella visiva è fondamentale: spesso è veicolo per ancorarci a storie, che raccontiamo attraverso la musica, e che riviviamo attraverso il suono.
Il primo lavoro totalmente in proprio di Atto Seguente –
suonato e prodotto da lui – è un susseguirsi di immagini, strutturato secondo
logiche ben precise. Se ascoltate di getto, in sequenza, tessono una tela di ricordi
visivi che possono far fantasticare un intreccio, ricordare una storia.
La combinazione tra suono ed immagine, e scena, nel viaggio.
“Where I Am” apre il nostro ritorno a casa, fatto di musica tiepida, che ci soffia in faccia dal finestrino della macchina. L’arpeggio costante, unito alle oscillazioni dei synth, accoglie il ritorno tra le luci dei lampioni. Andrea si presenta all’ascoltatore nella sua veste più evanescente: sfocato come la sua voce; distante, ma tutt’intorno.
Il sound proposto da Atto Seguente continua ad avvolgerti, ti apre un varco in cuore con le sue casse. La seconda traccia del viaggio è “Open”, che ti mette sull’attenti, all’ascolto, mentre ti fa perdere tra le luci tiepide della città vuota, sorda, onnipresente.
“Memorie
di un soccombente”:
la
bellissima, struggente, canzone di mezzo dell’EP.
Ci avvia verso il giro di boa del disco, con però un momento di pausa, confortevole,
dal lungo respiro. La terza traccia che viene proposta, è solo il preludio di
vuoto allo scossone di “Listen And Let Die IV”, che col suo
minuto e diciassette è un bel momento di tensione, soprattutto mentre ti
inerpichi nel tratto più difficile della strada.
Mentre
ormai si è presa piena confidenza con quello che, più che un EP elettronico,
preferisco definire come una composizione
elettronica, viaggiamo spediti tra le curve sonore e stradali.
Può fare brutti scherzi, quest’amalgama di suono: fa perdere.
In tutto questo, la mia scena è stata questa, e lo giuro: se non fosse stato
per pressione dei fari della macchina dietro di me, in quel momento, mi sarei
goduto questa penultima traccia – “Painted Called” – con più calma. Ricordarlo
ora che ne scrivo, non nego che mi faccia sorridere.
Siamo
arrivati alla fine di questo A Moment Before. Lo abbiamo
accarezzato, in questo nostro viaggio, e l’EP del composer beneventano ha retto benissimo al tormentato ritorno;
facendoci fantasticare, oltreché apprezzare le precise e fini scelte musicali
di Atto Seguente.
L’ultima canzone si chiama “S. Letter” ed ha qualcosa di sacro,
di solenne. Immagino notti lontane. Un’inconscia parte di me – che lo ascolta
molto meno di quanto dovrebbe – ripensa davvero a Thom Yorke.
Il pianoforte, delicatissimo, è sostituito dall’elettricità: libera, scomposta,
distorta. Svanita.
Alcuni potrebbero pensare ad una scelta tendente verso sonorità più “classiche”,
ma ben penso che questa – l’elettricità – sia stata l’ennesima, ben studiata,
scelta sonora per rendere questo Atto Seguente davvero degno di raccontare le
nostre
Immaginate
Desolatissime
Storie.
Per Conoscerlo Meglio ➡ Atto Seguente | Dirty Beach Records | Second Chapter
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