L’ODI ET AMO DEGLI AFTERSAT: INTOSOLE

 






 

di Nat Vescio 

 

 

A Napoli c'è un'energia che arriva da sotto, un flusso irrefrenabile che si percepisce attraverso le persone stesse che la abitano, tra grandi difficoltà e grandi gioie, ed il suo patrimonio di musiche non solo è il più ricco di tutte le altre tradizioni locali della musicalmente provinciale Italia, ma anche il più apprezzato a livello internazionale. 

Da qui, da questo ambiente, prende vita Aftersat, progetto “folk'n'roll mediterraneo” nato nel 2017 e formato da cinque elementi, cinque ragazzi provenienti dalla provincia napoletana, differenti nelle influenze musicali ma accomunati dalla stessa voglia di lavorare sull'identità flegrea e farsi sentire. Abbiamo, quindi: Salvatore Pone (chitarra acustica e voce), Alessia Torinelli (ukulele, chitarra acustica e voce), Giuseppe Passeri (basso), Mirko Di Bello (batteria) e Davide Correra (chitarra elettrica). 







 

Si autoproducono l'EP omonimo “Aftersat” di sei brani inediti in inglese e iniziano così a presentarsi al pubblico con una serie di live interregionali, facendo busking per le strade di Napoli, partecipando al Pozzuoli Jazz Festival e suonando allo Sponz Festival di Calitri (AV). Ricevuti i dovuti apprezzamenti e consensi, è con la loro partecipazione al Lennon Festival di Belpasso (CT) che danno una svolta alla loro carriera, vincendolo e conseguendo come premio la realizzazione di “Intosole”, EP di tre brani sotto l'etichetta indipendente siciliana Dcave Records e con la direzione di Daniele Grasso, noto musicista e produttore catanese. 

Ed è proprio di questo EP che voglio parlare: registrato al The Cave Studio vede la luce il 30 maggio scorso. Nell'immagine di copertina un panorama tetro sul mare – da cui galleggiano alcune croci – e raggi di sole che filtrano dalle nuvole come segno di speranza, perchè è anche di questo che si parla, di oltrepassare le aspettative deluse o non ripagate da una terra florida, ricca, ma troppo spesso pronta a specchiarsi nella propria bellezza. 

 




Ci troviamo davanti al primo pezzo “Sient'ancora”, brano d'esordio che ha riscosso subito l'interesse del pubblico musicale: apertura oscura, suoni metallici e voci sussurrate, parla di un legame perduto ma mai dimenticato. La struttura e il mood sono cangianti, ti culla fino al ritornello che genera realizzazione e conseguente senso di libertà assoluta. Chiusura da brividi, grazie anche al bisbiglio di Alessia e ai quattro suoni atonici e solenni che interrompono il brano. 

Solfatara” invece (di cui oggi esce il videoclip) esordisce tra suoni etnici e giusta carica ritmica: “Arde, brucia 'stu duloreComme 'na preghiera, Ca te spacca 'o core”. D'altronde il titolo lo dice che siamo in un campo fumarolico tra vapori e gas a forte componente sulfurea – e non penso di sbagliare se dico che sia riferito alla Solfatara di Pozzuoli – che si disperdono come “ 'Sti figlie perdute int' 'o munn”. 

Luntano 'a te”, vera e propria festa per le nostre orecchie, chiude l'EP con energia pura, grinta e – perchè no – riflessione sulla situazione che strugge molte persone “vuless ji luntano ' a te perchè mi rendi sterile […] Ma quando so' distante oi ne' mi sento così inutile” un eterno dualismo a cui noi meridionali siamo sempre stati sottoposti. 

 

Chi vincerà quest'eterna lotta tra “Odi et amo”? 

Non possiamo dirlo con certezza ma quello di cui siamo sicuri è che Aftersat è quella combinazione giusta tra passato e futuro, tra folklore e sperimentazione, tra libertà e catene. 

Il sano coinvolgimento emotivo, l'uso del napoletano come spina dorsale e il giusto ritmo fanno di Aftersat uno dei nuovi gruppi più particolari nonché rivelazione assoluta dell'ultim'ora. 

 

Disco che non è solo un ritratto di vita ma è anche e soprattutto il racconto collettivo di come lo spirito umano sappia navigare l'incertezza pur sdrammatizzando e andando avanti col sorriso con lo sguardo verso il cielo, “INTOSOLE”. 



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