STORIA DI UN'EVOLUZIONE: "3081" DI SOMMA ZERO




di Silvestro Perri

Eccoci, in un’occasione speciale per Temtö. La vita va avanti, l’arte va avanti, e per la prima volta il Cinghialozzo ri-recensisce uno progetto artistico. Abbiamo incontrato Somma Zero esattamente sei mesi fa, abbiamo recensito in maniera positiva il suo EP d’esordio, abbiamo chiacchierato in diretta (potete recuperarla sul nostro IGTV) e siamo rimasti in contatto durante questi mesi. Il suo nuovo EP “3081” è uscito sabato scorso, ma noi abbiamo avuto il privilegio di poterlo ascoltare in anteprima fin dal mese precedente. E l’abbiamo fatto. Eccome se l’abbiamo fatto.

Se la sua prima pubblicazione “Regina di picche” aveva catturato la nostra curiosità, l’evoluzione rapsodica dimostrata da Somma Zero in questa nuova opera lascia stupefatti. Questo EP è denso di parole e flussi di coscienza paradossalmente molto ordinati. E’ un romanzo post-moderno messo giù in forma di conscious rap, che va ascoltato più volte, e più volte analizzato. Ma la cosa che più mi ha colpito di “3081” è proprio la dimostrazione di come un artista che raggiunge lentamente la maturità lo faccia di opera in opera, senza lasciare nulla al caso.

“Regina di picche” era musicalmente forte. E con forte intendo spavaldo, aggressivo, uno statement artistico che mette sulla mappa la cifra stilistica ed emotiva di Somma Zero. Però questo secondo EP è diverso, soprattutto da un punto di vista musicale. E’ molto più delicato. Tutti i brani sono accomunati da un sound delicato e ricco di bassi, con kick profondi e colpi di snare che scandiscono un flow che non può non rimanere in testa. 


Quando abbiamo parlato in diretta con lui mesi fa, Somma Zero aveva affermato di non sentirsi un rapper, bensì un autore di musica elettronica che rappa sulle sue basi. L’opinione della nostra redazione è che in questo EP sia cambiato qualcosa. L’attenzione musicale è calibrata meno verso il protagonismo dei synth esplosivi e più verso la ricchezza dei bassi e dei pad quasi impercettibili che culminano in un’atmosfera che sussurra “less is more”. La scelta è saggia, poiché permette all’ascoltatore di concentrarsi sulle liriche, che sono letterarie e colme di giochi di parole, artifici retorici e invocazioni. Somma Zero non è più un produttore che rappa sulle sue basi. Oh no, signori miei, è diventato quello che forse avrebbe dovuto essere da sempre: un signor rapper, che sa come produrre delle basi che enfatizzino il suo flow teatrale, che passa dalla calma rassegnazione all’esplosiva indignazione.


Non credete a queste parole? Ascoltate “Libra”, la opening track che sommerge il nostro cervello di parole e frasi apparentemente scollegate, che vengono poi unite inconsciamente dal nostro cervello; oppure “Sonar”, un soundscape elettronico che risuona nella testa ed evoca immaginari che sono dentro di noi prima ancora di ascoltare la canzone. Nella recensione di “Regina di picche” avevo paragonato Somma Zero ad un aedo greco; mentre scrivo questa recensione mi salta in testa un paragone diverso: penso ad un filosofo, che esercita ad arte la maieutica socratica, facendoci partorire concetti che in realtà sono esemplificati dalle esperienze di vita raccontate in questi testi. E’ un trip, ma uno di quelli per cui vale la pena accendere lo stereo.

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