TEMTÖ TUNES: ABBIAMO VOGLIA DI SALTARE CON "MISTER ASYLUM" DEGLI HIGHLY SUSPECT

di Silvestro Perri


“Mister Asylum” è arrivato nella mia vita nel momento giusto, quando più ne avevo bisogno. Era la fine della mia adolescenza, a cavallo tra la fine del mio over-attachment alla musica rock e l’inizio della mia esplorazione di generi che avevo precedentemente disdegnato. Mi sentivo deluso dal fatto che la musica rock stesse effettivamente morendo, cercavo qualcosa di nuovo da ascoltare e non lo trovavo, dovendo necessariamente rifugiarmi nei vecchi miti. L’ultimo segno di vita del mio genere preferito era stato nel 2005, con “Silent Alarm” dei Bloc Party, ed erano passati ormai lunghi anni senza qualcosa che mi facesse rizzare i peli delle braccia. Tutto già sentito, tutto derivativo. E poi mi capitò casualmente di mettere in play una canzone degli Highly Asylum, e di conseguenza il loro album di debutto. Amore a primo ascolto.


“Mister Asylum” è composto da dieci canzoni, tutte pesanti, tutte orecchiabili, tutte incentrate su una chitarra che è quasi esclusivamente ritmica, con elementi di grunge e blues, e che possiede la qualità più importante per una chitarra rock: sapere quando stare zitta. E’ bello ascoltare un album di debutto che non abbia tracce riempitive, composto invece da canzoni che rimangono in piedi da sole, e soprattutto che fanno venire voglia di ballare. 


Se, come me, nel corso degli anni vi siete affezionati alla figura del frontman Johnny Stevens, sapete che non è il nuovo Kurt Cobain. E’ una persona normalissima che ha avuto la fortuna di nascere abbastanza bello e affascinante da poter fare la rockstar e ne approfitta in ogni modo possibile. Io personalmente sono contento di lasciarglielo fare, perché nonostante piccoli momenti lirici che potremmo definire quasi cringe, la sua convinzione e “attitude” mi hanno sempre conquistato. Mister Asylum è un album hard-rock che non si allontana dai clichè del genere, ma ascoltandolo è facile capire che possiede quel je-ne-sais-quoi derivato dalla sua spontaneità. Per quanto sia un album prodotto e confezionato in studio con tutti i crismi, è un piccolo contenitore che contiene l’energia di un live in un piccolo pub in cui entri per caso e da cui non riesci più a uscire.


Del resto Mister Asylum e “Lydia” (decisamente la hit di questo disco), sono stati candidati rispettivamente a “miglior album rock” e “migliore canzone rock” ai Grammy Awards. Non è da tutti raggiungere questi traguardi, e fa capire come oltre l’apparenza questo disco sia intenso, pesante, e contenga moltitudini. Uno dei momenti memorabili è “Mom”, un concentrato di odio-amore per una mamma che ci ha abbandonato, e dalla quale non vogliamo più niente, nemmeno una goccia di amore; oppure “Bath Salts”, che sottolinea la capacità degli Highly Suspects di non adagiarsi sugli allori dell’hard rock, con stop e ripartenze, bridge e ritornelli esplosivi.


Ascoltando per la prima volta Mister Asylum, più di una volta vi ritroverete ad esclamare “WOOO”, perché il terzetto capitanato da Johnny Stevens è capace di sfruttare alla grande la gamma dinamica che questo genere mette a disposizione, e a momenti sussurrati e quaaaasi delicati susseguono vere e proprie esplosioni, condite da immagini accattivanti che non possono che conquistare l’ascoltatore. Specialmente se a cantare è un tizio biondo, bono, con i tatuaggi in faccia e una voce che riesce a mettere sempre un tocco di soul in quello che dovrebbe essere hard. Qualcosa di speciale.


Nota di chiusura: ho avuto il piacere di essere sotto il loro palco, in una serata indimenticabile a Bristol, e posso confermare che live sono di una potenza esagerata, tra qualità musicale e showmanship di livello. Se mai vi capitasse, andate a ballare e pogare con loro. E soprattutto, fornitevi di due belle casse stereo e mettete su questo disco in un momento in cui avete voglia di pestare e saltare, non ve ne pentirete.

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