Verso la nuova evoluzione del rap: STUDIO MURENA


di Nat Vescio 

 

 

Ti accorgi subito che qualcosa si sta insinuando vorticosamente e imperversa nella scena musicale italiana. 

Hai già visto – forse di sfuggita – il nome “Studio Murena”, stanne certo! 

Perlomeno se leggi Rolling StoneDeerwavesRockit o altri portali di musica, il nome Studio Murena compare e ricompare anche nel mixtape di Radio Raheem, in Casa Bertallot e finanche su SkyTg24 nella sfera “musica e spettacolo”. 

Aveva già fatto la sua entrata solcando palchi importanti con artisti di spessore quali The Comet is ComingDavide Shorty & Funk Shui ProjectInoki e altri, ottenendo un sacco di consensi e aggiudicandosi il primo posto al Pending Lips Festival e alla JamForTheFuture organizzata da JazzMi. 

 

Nato a Milano nel 2018, Studio Murena è un pentagono di idee, spirito e talento. Cinque ragazzi, musicisti di conservatorio, che creano magia: Amedeo Nan (chitarra elettrica), Maurizio Gazzola (basso elettrico), Matteo Castiglioni (tastiere e synth), Marco Falcon (batteria) e Giovanni Ferrazzi (elettronica, sampler). L'inclusione dell'MC Carma (Lorenzo Carminati) ha arricchito quel “pentagono” di cui sopra, portando il progetto ad un altro livello. 

Con già un album all'attivo, lo strumentale Crunchy Bites (2018) composto da ventisei pezzi di varia natura musicale, il 9 febbraio 2021 esce il loro secondo lavoro, registrato, mixato e masterizzato al Novenove Studio di Milano, l'omonimo “Studio Murena” (Costello's Records) che segna per i ragazzi un nuovo inizio. 


Dove jazz, rap e prog si legano in un unico discorso, equilibratissimo e coinvolgente, è qui che subentra Studio Murena. 




Il risultato è sorprendente perché l'impatto è immediato: dall'introduzione <<  in cui Carma penetra dicendo “Non si può dire quello che siamo, solo quello che non siete, siamo lo scalpito libero del suo cuore” su un tappeto elettronico che si concretizza meglio dall'entrata degli altri strumenti in un caleidoscopio di generi perfettamente amalgamati. 

Ma questa è solo la miccia che innesca l'ordigno. 

Nella successiva ci troviamo all'interno della mente di Long John Silver, personaggio de “L'Isola del Tesoro” di Robert Louis Stevenson – il pirata con pappagallo e stampella – in cui precisione del beat e imprevedibilità degli strumenti armonizzano il tutto. 

Continuiamo a navigare sul nostro veliero con tutta la ciurma, seguendo questo flusso in cui jazz, elettronica, musica sperimentale e rap si rincorrono a vicenda senza mai sovrastare nessuno. 

Un incidere lento e una metrica scavata delineano con eleganza Arpa e Tamburo – non esente da incursioni verso sonorità più care agli Opeth dei primi album – che dà libero sfogo a rancori ancora accesi, mentre Marmo possiamo definirla il “manifesto” di un rap contemporaneo riaffrontato in modo diverso con un discorso strumentale più approfondito (quel vibrato di chitarra nella parte finale è giusto un esempio di questi suoni ricercati). 

Il primo singolo in ordine d'uscita è Password, una progressione di accordi discendente sulla cui scia si sviluppa il testo del rapper che denuncia un sistema digitale che ci sta logorando e confinando a noi stessi (“Impone gli elementi di un'era tecnologica, un'era dell'ipnosi e di paralisi ipnagogica”).




Strofe rap incentrate su temi sociali, una fusione sperimentale tra hip-hop e jazz ma anche e soprattutto Prog. 

Abbiamo una nuova ed interessante proposta musicale totalmente made in Italy in grado di propagarsi ben oltre i confini del nostro Bel paese. 

Un ibrido d'animale dalla forma ingannevole: è un pesce o è un serpente? Ora sappiamo che è una murena. 

 

 

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