INTERVISTA SCRITTA: MASSIMO PUPILLO – THE BLACK IRON PRISON





 di Nat Vescio


Settimana scorsa abbiamo conosciuto un notevole sperimentatore errante del suono, un musicista polimorfo in grado di materializzare sensazioni e ambientazioni tra le più recondite dell'animo umano.

Siamo lieti di poter completare il percorso iniziato con la recensione al suo album “ The Black Iron Prison” (2020, Subsound Records) con l'intervista rilasciataci e che vi riportiamo qui di seguito.


- Innanzitutto, come stai?

Sto bene, grazie. Il meglio possibile, almeno.


- Come hai passato questo periodo storico tanto incerto quanto difficile?

A livello personale, scrivendo molta musica, leggendo molto, vivendo in modo abbastanza ritirato come sono comunque abituato a fare. A livello collettivo agghiacciato e sbigottito di fronte alla vastità della caverna platonica in cui ci troviamo.


- In merito al disco, sono molto curiosa di sapere com'è nato, quale bisogno ti ha spinto ad idearlo, se c'è stata qualche ispirazione, data magari da qualche posto che hai visitato (e di viaggi ho letto che ne hai fatti parecchi) e che messaggio cela al suo interno.

Ho sviluppato un rapporto col suono per cui per me è una espressione diretta della Natura. Il suono scaturisce come fa un sogno. E a me spetta solo l' onore di ordinarlo. Non posso considerarmi io la fonte,  è il suono stesso a darmi i vettori e poi a suggerirmi le immagini con cui lavorare. Il lavoro non è mai biografico, ma può essere così personale da diventare a volte un tramite collettivo. In questo caso la visione all' orizzonte di una Nigredo, una notte oscura dell' anima, rappresentata molto letteralmente nell' immagine alchemica di copertina, fase che porta poi alla contemplazione di quella che Philip K Dick chiamava la Nera Prigione Di Ferro. E quindi torniamo nella caverna.

  


- Ho letto che l'album é stato registrato in completa solitudine all'Aerial Studio di Thighpaulsandra in Galles. Qual è il motivo che ti ha spinto a scegliere proprio questo studio?

L' amicizia con Thighpaulsandra e l' aver lavorato già molto in questo studio, il cui suono non smette mai di stupirmi.


- Se la situazione dovesse sbloccarsi, hai in mente di portare live il disco?

L' ho già presentato dal vivo una volta, al Romaeuropa Festival, ed ero pronto a portarlo in tour. Vedremo.


- Quando è nato il tuo amore per la musica e quali altre passioni ti porti dietro e dentro?

L' amore per la musica è nato da bambino piccolo, prima ascoltando i dischi di mio cugino più grande, poi dai 9 anni iniziando a comprare i miei e a studiare musica. Da allora si è solo intensificato ed approfondito. Retoricamente si può dire che sono uno di quelli cui la musica ha salvato la vita. Altre passioni sono legate a degli studi iniziati accademicamente a Roma ad Orientalistica, e che poi sono sfociati nella mitologia, nello sciamanesimo, e nella letteratura mistica in genere, tutti temi che mi accompagnano da decenni.



- Sei interessato nel comporre musica per colonne sonore? C’é un film che guardandolo ti viene da pensare che avresti potuto interpretare meglio la sua idea sonora o, contrariamente, che avresti tanto voluto comporla tu?

Mi piacerebbe, certo, ma a quanto pare il lavoro su commissione non è esattamente il mio forte. Dovrei davvero amare una storia ed appassionarmici. Ci sono molte colonne sonore incredibili, sono molto legato a Bernard Hermann ad esempio. O le musiche dei Popol Vuh per Herzog. Una di quelle che mi ha sempre toccato molto è quella di Tigran Mansuryan per Il colore dei Melograni capolavoro di Parjanov, che consiglio assolutamente a tutti di vedere.


- Qual è stato l'iter che ti ha portato a lavorare e collaborare a fianco d'artisti di fama mondiale come Mike Patton, Guy Picciotto & Joe Lally, Buzz Osbourne, Jim O'Rourke, ecc...?

Nessun iter, solo la vita e gli incontri e le amicizie spesso nate sulla strada.


- E se ti chiedessi con chi ti piacerebbe avere una collaborazione adesso?

Abbiamo appena mandato in stampa un lavoro su poesie di Gabriele Tinti interpretate dall' attore Marton Csokas. Questa è una collaborazione così ricca che al momento non riuscirei a pensare ad altro.


- Tra i tanti live in giro per il mondo quale su tutti ricordi particolarmente col sorriso?

Negli ultimi tempi penso spesso col sorriso ad un live in uno squat in Repubblica Ceca, in inverno pieno e senza riscaldamento. Non per masochismo ma perchè quel tipo di durezza e di non confort alla fine è stato un percorso vero reale, iniziatico. Come dice Castaneda, chiedersi "questa strada ha un cuore?" oppure come dicono i nativi americani, la buona strada rossa.



- Parlando di live, devo proprio chiedertelo: Nell’estate del 2008 Danny DeVito ha presentato, a sorpresa, il vostro show in quartetto con Mike Patton a Roma. Qual è l'aneddoto dietro questo episodio?

Era a Roma per un film, ha chiamato Mike, ci ha raggiunti a cena, e una volta nel club si è buttato di sua sponte sul palco.


- Se potessi scegliere tra il tornare indietro nel tempo o andare avanti nel futuro, cosa sceglieresti (quale anno in modo particolare) e perchè?

Cercherei di andare ad ascoltare i grandi spiriti, i grandi maestri e maestre dell' umanità. Da Lao Tzu al Buddha al Cristo a Socrate a Padmasambhava a Yeshe Tsogyal a Machig Labdron. Il Tibet verso la fine dell' 8 secolo doveva essere un posto molto interessante.


Grazie mille della collaborazione!

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Per Conoscerlo Meglio➡️  Massimo Pupillo | Subsound Records

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