“LASCAUX” DI HOUDINI RIGHINI: MISTICISMO ED ESCAPOLOGIA MUSICALE


di Nat Vescio 

 

Alla ricerca di nuova musica da recensire. Mi metto e ascolto le varie proposte. Il primo, scartato. Troppo favole e canzonette. Il secondo, bello il sound ma la voce... La voce proprio non mi va giù. E così il terzo, il quarto e via dicendo. Sconfortata e poco ispirata continuo a passare da un artista all'altro quando m'imbatto in questa canzone che si chiama “Primavera Nera”. Incuriosita da questo sound elettronico gestito magistralmente da una voce italianissima e avvolgente – pensai ad un interessante mix tra due grandi come Piero Pelù e Francesco Renga nei primi Timoria – prendo la schermata del cellulare e faccio luce sull'artista: Houdini Righini. Houdini? Come quel famoso illusionista? Sì. E Inizio a capire perchè. 

 

Houdini Righini, o meglio, Giuseppe Righini, nasce a Rimini il 2 aprile del 73, avvolto dalla scia onirica e surreale sprigionata da una figura come quella di Federico Fellini – rimango sempre più convinta del fatto che il posto in cui ti formi abbia notevoli influenze sulla tua creatività – e inoltre, leggendo la sua bio, cresce ponendo il suo interesse verso mondi vari, il cui punto cardine rimane la parola: musica, teatro, narrazione, giornalismo, recitazione, regia, performing art sono solo alcuni degli elementi che confluiscono nella personalità dell'artista romagnolo. 

Esordisce nei “Rami Spezzati” e milita a lungo nella band cold wave dei “Sin-é”, un miscuglio d'atmosfere brit e lingua italiana che lo ha portato a calcare i palchi in apertura d'artisti come i Bluvertigo e i Tiromancino. 

Nel 2002, insieme ad Alessandro Bartolucci, realizza “Vetro Verde”, album sperimentale in cui s'intrecciano canto, recitazione e trama sonora acustica, mentre l'anno dopo si unisce alla band rock retrò “The Hype”. 

Dal 2006 sviluppa un progetto solista da cantautore pubblicando anche due album: Spettri Sospetti (2008) e In Apnea (2010) che, tra l'altro, subiranno un remix integrale di tutte le loro tracce nel 2013 con “Enciclopedia completa di uno sconosciuto”, un interessante progetto di revisione per mano di djs, produttori e musicisti di spicco tra cui GodblesscomputersBioshi Kun e Crimson. 

L'anno dopo, in estate, s'immerge nella vita berlinese impegnato nella stesura del nuovo album di inediti “Houdini”. Pubblicato da Ribéss Records nell'aprile 2015, è proprio da quest'album (o dalla canzone contenuta nell'album?) che nasce un uomo nuovo: Houdini Righini. 



Il 13 marzo 2020 esce (sempre per Ribéss Records) “Lascaux”, prima opera di Giuseppe in veste Houdini Righini. 

La copertina dell'album è in bianco e nero e rappresenta uno zoom sul palmo di una mano solcata da varie linee, come a volerne mostrare il destino per via della chiromanzia. Il tutto è molto minimal e le conferisce un'eleganza disarmante. 

“Con le mie mani” - a proposito di mani – è la prima delle 9 tracce che formano l'album e devo dire che è davvero un ottimo inizio: musica emotiva e vibrazioni per il corpo date non solo dal sottofondo musicale molto “ritual” ma anche e soprattutto dal tono evocativo di “Beppe”. Curioso l'arpeggio di chitarra finale. 

Nel mio prosieguo m'imbatto in “Nudo”, un crescendo di impulsi elettronici adornati da versi tenebrosi dal timbro profondo e vibrante. È un'immagine intima che sfocia in un'esplosione di suoni alla “Nine Inch Nails”, molto catartico. 

Ogni brano ha del mistico e con “Polvere” tocchiamo proprio le vette contemplative, quasi come se fosse un testo sacro con un tappeto ombroso di synth. Anche la successiva “Satantango” - malgrado il nome mi faccia pensare alla figura demoniaca – ha del misticismo: pezzo solo voce e pianoforte (le dita sono di Pieralberto Valli) scaturisce una soave malinconia. 

L'ultima traccia è “Dormi” e penso immediatamente all'ipnosi, in particolare agli esperimenti dell'abate Faria nei quali, facendo sedere comodamente i soggetti e invitandoli a chiudere gli occhi e a concentrarsi sul sonno, dopo un certo periodo diceva con fermezza << Dormi! >>. Non solo! Il tutto è composto da un certo loop elettronico che possiamo paragonare al ticchettio continuo incluso tra le suggestioni meccaniche del contesto ipnotico di cui sopra. La coda del brano, giusto per non smentirsi, è in un solenne e maestoso recitato in tedesco, un parlato al femminile (grazie a Alexa Invrea) che sembra una sentenza a cui non puoi sfuggire. 

 


La delicatezza interpretativa del Righini vaga e trascende in un motivo fluttuante che abbraccia l'ascoltatore e che sempre lo sorprende. Giuseppe coinvolge, e sì che coinvolge! Ripetuto l'ascolto il concetto diventa vivo e condiviso. Diventa un universo. 

Houdini? Non a caso. Come il grande illusionista, sembra proporre scenari fantastici. 

Il linguaggio musicale potrebbe risultare semplice ma dopo un più attento ascolto si delinea ermetico e trascinante. 

Crea ciò che si può ben definire un punto di domanda profondo in ciascuno di noi e si proietta oltre il mero aspetto musicale; Sembra di nuotare su e giù in un'onda di considerazioni personali che facciamo nostre... E che ci piace, non poco! 

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Per Conoscerlo Meglio ➡️   Houdini Righini | Ribéss Records


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