LA PROFEZIA DEL DINOSAURO: “L’ENIGMA DEL CAPITALE” DE IL CASTELLO DELLE UOVA


di Silvestro Perri 

 

 

Dare del dinosauro a qualcuno viene quasi sempre preso come un insulto. Non sono d’accordo. Se i dinosauri fossero ancora tra di noi sarebbero esseri saggi, venerati come profeti. Farebbero cose considerate antiche, come leggere libri e parlare del futuro del nostro sistema politico-economico. E suonerebbero prog-rock, senza avere paura di farsi prendere in giro. 

 

Nel suo libro “L’enigma del capitale” (Feltrinelli, 2011), David Harvey afferma che “Se il flusso si interrompe, rallenta o, peggio ancora, viene sospeso, si va incontro a una crisi del capitalismo in cui la vita quotidiana non può più proseguire nella maniera in cui siamo abituati”E’ una verità che conosciamo tutti, ma che nessuno vuole ammettere. Per fortuna, questi dinosauri hanno deciso di portarsi in vantaggio rispetto ai libri di storia e avvisarci tutti. 


Il Castello delle Uova ha dato a questo loro secondo album lo stesso titolo del libro di Harvey, e il primo singolo “Il flusso si interrompe” non fa altro che aprire un concept, mettendoci di fronte non alla possibilità, ma alla certezza che il flusso, prima o poi, inevitabilmente si interromperà. E sarà caos. 

 

L’intera opera si trova a ridosso di quella linea sottile che separa la casualità e l’improvvisazione dalla meticolosa progettazione, sottraendosi all’obbligo di melodie standard e ritmiche riciclate. “L’enigma del capitale” non ci parla di amore, non esalta l’estate, non racconta della vita degli operai, piuttosto utilizza la sua estetica prorompente per aprire una porticina sul caos imminente. Le chitarre oscillano tra distorsione e feedback gonfi di riverbero, le tastiere sono reminiscenti dei Jethro Tull e dei Genesisi testi e gli inserti vocali mi fanno pensare alla teoria del caos. Nel 1963, Edward Lorenz affermò che un battito di ali di farfalla può causare un uragano dall’altra parte del mondo. Nel 2020, Il Castello delle Uova ci dipinge una realtà allo stremo, in cui il sistema capitalistico è arrivato ad un livello di tensione tale da poter esplodere alla minima variazione: alla minima interruzione del sopracitato flusso.

 


Questa analogia può sembrare pomposa o esagerata, ma i dinosauri che hanno composto questo album sono riusciti a mettere in musica il senso di tensione che pervade il mondo moderno. Lo sentiamo nelle atmosfere inizialmente distese di “Sopravvivere all’irrilevanza”, una canzone che nei suoi quasi 5 minuti di lunghezza arriva progressivamente a tendersi come una corda di violino. Ce lo ricorda “Evoluzione”, un pezzo che sa tanto di prog-rock anni ’70, ma che riesce a non suonare anacronistico. E, nel mondo del prog moderno, non è un’impresa facile. 

 

Ponendo a i membri de Il Castello Delle Uova alcune domande preliminari a questa recensione, mi ha colpito una frase che il loro tastierista ha usato in una risposta: “La carovana è un essere inquietante, vista dall’alto.”  Questa affermazione sembra chiudere il cerchio, delineando il corso d’azione di questi saggi dinosauri, impostando la loro ricerca sonora e tematica sulle basi di un ragionamento induttivo. L’osservazione meticolosa messa in atto da Il Castello Delle Uova ci rivela risultati impressionanti, grazie ai quali riconosciamo nei particolari della nostra vita di tutti i giorni un quadro generale quasi apocalittico. Il messaggio finale è, tuttavia, uno di speranza. E se dei dinosauri possono sperare, forse un po' di ottimismo ce lo possiamo permettere anche noi…  

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