IL CONCEPT ALBUM ALL’ ITALIANA: “POLLYANNA” DEI PLEASE DIANA




di Silvestro Perri 

 

 

Registrare e distribuire un album è “facile”, lo fanno tutti. Raccontare una storia? Per fare quello ci vuole coraggio. 

 

Please Diana vengono da Assisi, e in questo loro terzo album ci presentano la storia di Aria, che “nasce nel posto più bello del mondo e cresce tra sorrisi e spensieratezza”. La narrazione della sua vita e della sua dimensione interiore prosegue in maniera lineare ma tutt’altro che prevedibile, rendendo questo album una piccola gemma. Non solo la progressione naturale delle canzoni è deliziosamente scorrevole, ma scatena in chi la ascolta una morbosa curiosità. Le melodie perseguitano come fantasmi e arricchiscono la storia della protagonista, vittima della sindrome di Pollyanna. 



Infatti Aria ricorda gli eventi piacevoli più di quelli spiacevoli, mostra al mondo una facciata di ottimismo idiota che sfocia nella mancanza totale di comunicazione sincera. La struttura del concept album fa nascere nell’ascoltatore una certa insofferenza verso la bolla di falsità che la storia di Aria emana, senza però farci stigmatizzare la psiche della protagonista. Sono pochi i momenti di liberazione, come la title track “Pollyanna”, che nella sua sequenza finale sembra rispondere ad alcuni dei dubbi sollevati dalle canzoni precedenti. O come “Solo una canzone”, che ci fa sperare in un’esplosione finale di sinceritànella fine dellostilità che ognuno di noi esprime verso sé stesso. Sommando tutto ciò si ottiene una struttura narrativa tanto convincente da costringermi a limitare questa recensione, trattandola come se fosse un trailer cinematografico: non cito le canzoni che chiudono l’album, mi sembrerebbe quasi di fare spoiler. 


La storia raccontata ha valore soprattutto perché immersa in un contesto musicale ricercato e al contempo naturale. La voce di Gloria Bianconi è forte, protagonistaci priva di ogni possibilità di rimanere passivi nei confronti di “PollyannaPlease Diana non si piegano all’aspettativa che abbiamo di una canzone rock. Non si lanciano in riff tamarri, non ripetono strutture cicliche da quattro accordi. Se il concept racconta una storia, e se la cantante recita per noi, la strumentale non può essere da meno, e tesse una tela narrativa avvincente. Le chitarre non sono preponderanti ma si prestano alla creazione di un sound d’insieme.  Gli intermezzi strumentali fungono da ponte emotivo, spezzando la monotonia di alcune canzoni un po' lunghe con temi musicali delicati e mai scontati, raccontati da una chitarra acustica pizzicata o da un pianoforte inaspettato. I difetti ci sono, come è naturale che sia, ma questo album non è mai banale. E’ questo è un grande plus. 

 

Pollyanna” è incessante, non ha veri momenti morti, sviluppa temi musicali mai banali e intreccia il tutto in un canovaccio atipico ma funzionale. Inoltre è sicuramente apprezzabile la produzione di questo lavoro, che riesce a rendere in maniera asciutta il senso di solennità di cui i Please Diana ci vogliono rendere partecipi. La scena italiana ha bisogno di musica come questa, di concept album tra il post-rock l’alternative metal che trovano la loro strada e non si lasciano condizionare da nessuna logica pre-esistente. Perché in ogni caso le influenze le senti. Ascoltando i Please Diana, a volte sembra di ascoltare dei Fast Animals and Slow Kids meno ironici. A volte dei Linea 77 meno cattivi. Ma sicuramente ascoltando “Pollyanna” nella sua interezza si ascolta qualcosa di nuovo, e tanto mi basta per consigliarlo a chiunque. 

 

 

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Per Conoscerli Meglio
➡️ Please Diana Jap Records | Jap-Perù | Ufficio Stampa LunatikMadD. 


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