Eravamo in due. E siamo rimasti al Rise – Up.
di Saverio Marasco e Nat Vescio
La nostra giornata è iniziata già con mezz'ora di ritardo e
benzina da fare.
Stando al nostro programma saremmo dovuti arrivare a Cosenza
alle 16.00, prelevare il nostro contatto, intervistare la line up della
rassegna “Rise – Up”, organizzata, nella nostra serata – 29 Luglio
– da Be Alternative Eventi, mangiare una pizzetta scrausa per
strada, entrare col nostro plaid e goderci un concerto bestiale.
Gli artisti sul palco? Al The Coordinator, MyOwnMine,
Giardini di Mirò e Bud Spencer Blues Explosion.
Ma, ovviamente, non tutto va come dovrebbe andare o meglio, come t'aspettavi che andasse.
16:30.
Appena arrivati a Cosenza, ci comunicano che le
interviste sono slittate alla sera.
Che si fa per ammazzare il tempo? Si va a casa di amici a giocare a ping-pong, a chiacchierare del più e del meno, a bere mille mila bicchieri d'acqua fresca (visti i 74° all'ombra) e a pensare a come strutturare le interviste da fare.
18:30.
Siamo nei pressi dello stadio M. Lorenzon di Rende e ancora
non c'è nessuno in giro e decidiamo di prendere una birra e mangiare un boccone
in piazzetta quand'ecco che da lontano notiamo un amico del nostro Cinghialozzo:
un Aldo D'Orrico – Al The Coordinator – che si appresta a
sorseggiare una tranquilla birrozza. Gli andiamo incontro, lo salutiamo,
ci organizziamo con lui per l'intervista post-concerto.
Iniziamo ad avviarci verso lo stadio, quando ci rendiamo
conto che il nostro contatto non ci ha lasciato i biglietti.
20:00.
Siamo agli ingressi dello stadio ad aspettare un amico del
contatto con i nostri biglietti. Arriva. Siamo il secondo gruppo di persone in
fila. Dietro di noi, intanto, inizia ad affollarsi.
Passati all'incirca 20 minuti realizziamo che il gruppo
davanti a noi non è in fila ma si sta alcolizzando prima del concerto. Gli
facciamo i nostri complimenti e li superiamo. Appena entrati autocertificazioni
da compilare e obbligo di mascherina.
Nonostante le nuove normative, la situazione è stata
davvero piacevole: lungo il prato un centinaio di bandierine sanciscono le
distanze per i plaid e sembra davvero una piccola Woodstock improvvisata.
Senza starci a pensare, puntiamo a fronte palco.
20:40.
Mentre non perdiamo d'occhio Al – intento a finire il Soundcheck – decidiamo di andare a prendere la prima birra, iniziando a capire come muoverci per tornare a casa con le nostre interviste.
Sistemati sul nostro bel plaid in prima fila, attendiamo l'inizio del festival.
21:00.
Al the Coordinator e la sua fedele Martin fanno il loro ingresso sul palco. Spigliato e ben preso, inizia a suonare, quando alle prime parole dette al microfono, brutta sorpresa: il microfono non va.
Il Coordinatore riprende subito il giro della canzone, si guarda col fonico, ride, e riattacca a cantare a microfono acceso. Da lì in poi ci lasciamo avvolgere dalla magia che un uomo, solo con la sua chitarra, la luna sopra la testa ed un bel po' di voce “rotta” riesce sempre a creare.
- Al The Coordinator -
Dopo circa mezz'ora di set, un altro nome di Cosenza come Al, un altro nome
del roster “Lumaca Dischi”: si affacciano allo stadio Lorenzon
i MyOwnMine. Calcano il palco con magliette di Sepoltura, Cannibal Corpse e
Pantera. L'immagine contrastante con l'elettro-pop della band – abbiamo avuto
modo di parlarne in post serata – non fa altro che stupire dell'energia della performance.
- MyOwnMine -
21:59.
Ovviamente in ritardo, riusciamo a trovare Al per farci una chiacchiera. La
chiacchierata è stata figa, dovreste vederne il video.
22:10.
Neanche il tempo di riprenderci dall'intervista con Al, che i Giardini
di Mirò fanno il loro ingresso.
- Giardini di Mirò -
22:30.
Il nostro contatto bussa alla porta del backstage. Ci viene aperto. La sala
è enorme, tutti stanno ai lati. Al centro, in fondo e sacrale, il lungo
tavolo del rinfresco. La prima figura di merda ci viene incontro e ci
introduce alla band. La somiglianza con qualcuno a noi noto è davvero
disarmante, ma ancora non lo abbiamo realizzato. Il primo che si nota là
dentro è Cesare Petulicchio, mentre Adriano Viterbini,
chino su chitarra ed amplificatore, non è un tipo che se entri in una stanza
noti subito. Dopo le dovute presentazioni, ci mettiamo a sedere ed accendiamo i
nostri potenti cellulari. Il duo appare semplice e alla mano. Cesare ti
guarda dritto negli occhi, mentre iniziamo a capire che la peculiarità di
Adriano Viterbini sia lo stare in un mondo tutto suo ma esser
comunque presente nella realtà.
Per capire di cosa stiamo parlando, ecco il video dell'intervista.
23:00.
Facciamo giusto in tempo per assaporare l'ultima mezz'ora dei Giardini di Mirò e confrontarci insieme per capire se quel sosia, di cui sopra, fosse davvero chi, un primo sguardo, ci suggeriva. Apriamo l'Instagram e cerchiamo il profilo di Giulio Ragno Favero – degli appena sciolti, Il Teatro Degli Orrori – e, ahimè, era davvero lui (in qualità di fonico ai BSBE)!
23:30.
Nel buio dello stadio, Cesare Petulicchio sale sul
palco e va subito a sistemare la sua batteria. Si siede.
Tra gli sporadici fasci di luce, Adriano Viterbini sale
le scalette verso la sua postazione. Imbraccia la chitarra.
Suonando, i due, trasmettono grinta, potenza e feeling. E' proprio vero quello che dicono: “Siamo in due, suoniamo come in dieci”.
- Bud Spencer Blues Explosion -
00:30.
Mentre le ultime facce sbigottite dei presenti rivolte verso
il palco sono perse nello spettacolo, ci passa davanti Corrado Nuccini dei Giardini
di Mirò e va proprio a sedersi insieme ad una signora, nostra vicina
di accampamento, seguendosi l'ultima mezz'ora della macchina da guerra targata
BSBE.
Quanti pensieri sul dove intervistarlo a fine concerto
(magari col gruppo) e sapere poi di averlo perso per un pelo!
00:50.
Il concerto è finito. E' stato devastante.
Raccogliamo il nostro plaid e, passando dal mixer, ci scusiamo con
Ragno.
01:15.
Finita l'intervista con i MyOwnMine (la potete
trovare qui) ci attardiamo ancora un attimo a bere l'ultimo amaro guardando lo
stadio che si svuota.
Siamo sudati, stanchi e appagati. Il caldo cane, i ritardi e
gli imprevisti non sono sempre negativi. Stasera è stata una di quelle
serate da ricordare.
02:30.
Arrivati a casa, una volta nel letto, ti era impossibile non
avere immagini di ciò che avevi appena vissuto o suoni che avevi
appena sentito.
Quello che abbiamo visto ed ascoltato al “Rise-Up” è stata
un'ottima prova: nonostante le restrizioni, uno spettacolo per certi
versi così catalizzatore di tanta attenzione dal pubblico all'artista, ha fatto
la sua porca – o Cinghialesca – figura nell'afosa serata
Cosentina.
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