L'umiltà DIY di TOMMASO MANTELLI: 9 USELESS TUNES



di Nat Vescio 

 

Quando in periodo covid-19 ho saputo che sarebbe uscito l'album solista di Tommaso ho sorriso tantissimo. Vuoi perché ero molto curiosa d'ascoltarlo (si leggeva “album rigorosamente in acustico”), vuoi perché in questa situazione comune avevo bisogno di certezze.  


 

Indago un po' e leggo che si chiamerà “Useless Tunes” e penso che l'autoironia all'artista non manchi. Non solo: leggo sul sito dell'etichetta discografica “Shyrec” che l'album è stato registrato nell'estate 2019 nel fondamentale Lesder Studio dello stesso Mantelli, che ha la fortuna di avere di fianco casa - in riva al Piave - e che l'artwork è un disegno della figlia Alice (nel quale raffigura proprio il padre!). Dopo che ho scoperto questa chicca, vi dirò... mi sono sciolta completamente e sono diventata di una tenerezza disarmante: ho iniziato a pensare all'amore che un genitore prova per il proprio figlio, un amore smisurato che non posso (ancora!?) comprendere. 

Sta di fatto che arriva venerdì 27 marzo, data dell'uscita... prima di addentrarmi nell'album è doveroso fare chiarezza sul personaggio in questione: 

Polistrumentista, compositore e produttore trevigiano, Tommaso Mantelli è a capo di vari gruppi quali Captain Mantell, AMA, Licantropy e i particolarissimi Hamlet Routine//Hamlet-Tronic ma se guardiamo il suo passato ne troviamo numerosissimi: dai Si:pja ai Full Effect, dai Lili ai Bleeding Eyes fino ad arrivare a militare come bassista in band risonanti quali Il Teatro degli Orrori Sick Tamburo. 



Tornando a quel giorno, ricordo di non essermi svegliata di buonumore: una quarantena forzata e una giornata uggiosa non fanno di me una buona persona. Malgrado questo, ho in me quella speranza che la giornata possa svoltare. Prendo le cuffie e piggio play. 

 

Fin dalle prime note di “Just Around the Bend” mi assale un senso di rassicurazione: ho la sensazione di non essere sola. La composizione mi ricorda vagamente Elliott Smith ma, al contrario del buon caro Elliott, non ho alcun sensore di tristezza o malinconia. Anzi! Più vado avanti più mi accorgo che il mio brutto mood sta evolvendo in un'anomala solarità. Perfino la terza traccia“Bitter Sweet Doomsday”, per quanto sia accattivante e molto Seattle Scene, non mi scaturisce alcun pessimismo o autodistruzione, tipici toni del grunge. Mantelli ha vissuto appieno il sound degli anni '90 e questa traccia ne è un esempio. Continuo la mia terapia e m'imbatto nella semplice ma emozionante “I Will Learn”, traccia numero quattro, composta da Mantelli quando ha saputo di diventare padre. Parla al figlio futuro rivelandogli le sue insicurezze, la sua paura di non essere all’altezza ma soprattutto la sua totale dedizione e intenzione ad imparare giorno dopo giorno come essere padre. Ad arricchire questo pezzo la presenza di Alice col suo glockenspiel che, paradossalmente e in maniera virtuale, prende per mano il padre sedendosi vicino a lui - lasciando la porta aperta, da qui i grilli in sottofondo - e registrando insieme. Che dire...è dolcezza pura! La quinta traccia “Now and Before” è un connubio perfetto tra Placebo e Radiohead, dove la voce sembra prendere coraggio per strada, finendo in un crescendo intenso e graffiante. La sesta, “Which Game” (in origine chiamata “Jazzy”) è un pezzo che vide la luce già negli anni '90 e fino ad ora rimasto confinato nel suo hard disk. Devo proprio dirtelo Tom, hai fatto bene a metterlo in piazza! Col suo groove coinvolgente degno del Mark Lanegan più bluesy (dato anche dall'utilizzo di una chitarra dobro per questo pezzo) riesce ad attirare l'attenzione fin da subito. Mi proietto verso l'ultima canzone “I Smile”: uccellini che cinguettano e accordi in maggiore introducono il tema, credeteci o no, della morte, accolta come la naturale conclusione del processo di vita; Accolta, appunto, col sorriso, a conferma del pensiero sulla realtà di Freud secondo cui essere consapevoli dell'inevitabile fine pone le basi di un vissuto autentico. 

Respiro un'aria diversa. Le nuvole sembrano schiarirsi all'orizzonte. 

Quando riusciamo a provare sensazioni ed emozioni che ci scuotono nel profondo sentiamo di essere realmente vivi e in sintonia con quello che ci circonda. 

 

Useless Tunes” è un disco senza effetti speciali: non è importante la trama di un film quanto ciò che riesce a trasmettere. 

 

Intimismo e libertà espressiva s'intrecciano a creare un prodotto che è confezionato con artigianale umiltà, innescando riflessioni che non si esauriscono al secondo ascolto; Un album tutt'altro che inutile ma che probabilmente sconterà le conseguenze della solita deprecabile indifferenza. 

Anche se per il momento questa aspirazione resterà impossibile d'attuare, sarebbe un'emozione impagabile sentirlo live (il suo proposito è solo chitarra e voce, senza amplificazione, proprio per creare una situazione più intensa: per dirla tutta alla “pochi ma buoni”). 

Dal punto di vista squisitamente formativo, Mantelli ci parla di un momento in cui l'artista estrapola tutto ciò che è positivo, meditandolo, per poi arricchire la propria concezione personale, evitando inutili orpelli e creando uno stile originale che ci parla del suo vissuto in modo semplice e diretto. 

 

Lungi da lui l'idea d'attaccarsi a degli stereotipi musicali, ragion per cui la mia anima musicale sente di essere particolarmente affine alla sostanza e di condividere i concetti profondi che esprime. 

 

HailCaptain 

Alla prossima terapia! 


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Per conoscerlo meglio ➡️ Tommaso Mantelli | Shyrec | Three Blackbirds

ASCOLTA "9 Useless Tunes" su Spotify 
➡️ https://open.spotify.com/album/38ERHDYD4vVNurqRg5RKrg?si=BXsupicoRD-xolqDTL6EKg


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