CANTINE, FUZZ, UMIDITÀ. Il SAFARI URBANO DEI BASILISCUS P.


CANTINE, FUZZ, UMIDITÀ.

Il SAFARI URBANO DEI BASILISCUS P.

 

di Saverio Marasco

 

Il sound di una band. Da dove viene, come si trova? Piove dal cielo?

Dio mio, certo che no.

È il frutto di una storia, di un incontro, di una ricerca.

Negli ultimi 10/15 anni, almeno, il nostro bel paese ha saputo sottecchi sformare, dal basso, almeno 2-3 identità sonore ben definite.
A me ne piace tanto tanto una, in particolare. Quella che strisciante è emersa negli ultimi anni dai fondi umidi delle vecchie sale di incisione; rimasto troppo tempo impolverato insieme agli amplificatori vintage, alle valvole, allo sporco.

Sabbath, Funk, Tribalismo.

Con il ritrovato gusto per i fuzz d'altri tempi, il mondo "rock" italiano ha avuto uno scossone di non poco conto, negli ultimi anni.

Uno scossone fatto di musica sudata, suonata nell'umido e rigorosamente, sempre, in presa diretta.

Una tribù di appassionati di suoni lerci ed andati, e che esplorerebbero ogni fondo cementificato ed umido dove c’è un amplificatore, pur se suonasse come hanno in mente.

Il safari urbano dei suoni sommersi dal cemento.

Figli di questo movimento tellurico sono anche i Basiliscus P, trio messinese formatosi nel 2011.

Sono Marco (basso, voce), Federica (chitarra) e Luca (batteria).

Il 18 novembre, a cinque anni dal loro esordio con "Placenta", hanno pubblicato il loro secondo lavoro in studio, "Spuma"(Tuma Records/The Orchard).


Un disco dal suono compatto, figlio delle mani che ci hanno lavorato e del come è stato lavorato: registrato in presa diretta al The Cave Studio di Marco Fasolo (Jennifer Gentile, Bud Spencer Blues Explosion, I Hate My Village) a Catania, quest’ultimo ne è stato il vero e proprio direttore artistico, curandone la produzione.

Ad accompagnarli, già alla prima traccia del disco, il sax di Bruno Bonaiuti: “Spuma” esordisce infatti con il botto di "Silenzio", pezzo tra il garage punk e l'improvvisazione jazz/fusion.

Proprio il sax, ondeggiando tra melodie e cacofonie curate, sarà la spinta in più di molti pezzi dell’album; è un piacere sapere che il polistrumentista accompagnerà la band dal vivo.

In altri pezzi, come “Acidi” e – soprattutto – nella title track “Spuma”, l’aggiunta dello strumento a fiato fa emergere il lato più avanguardistico/sperimentale dei Basiliscus P.

Dall’atmosfera quasi morphiniana di “Acidi”, attraverso il suo mutare in forme quasi rumoristiche, passiamo a quelle più – pardon – acide e sfacciate di “Spuma”, laddove, da un certo punto in poi, è la dissonanza a farla da padrone.

L'abilità del trio è però anche quella di passare da brani più intensi a suite come "Magenta", singolo anticipatore del disco ed uno dei momenti più psichedelici e stoner di “Spuma”, con le strato suonate sul groove, in quella finestra magica che, gli addetti ai lavori, chiamano "punto di breakup", ovvero laddove è il musicista a decidere tra la calma e la distorsione, con la propria mano.

Suoni cupi, inscatolati ed ovattati, che si comprimono in strumentali perfette sulle quali incastrare il timbro di voce dei Basiliscus P; rarefatto ed evocativo, il cantato è della stessa qualità dei maestri del genere: penso alla maturità di Luca Ferrari, a Viterbini.

Ma la voce è solo un altro aspetto di "Spuma", e trova la sua bellezza nel suo essere dosata, tra i brani.

Quando la voce non c’è, è la sregolatezza dai Basiliscus P a predominare: ritualistica e sciamanica, ne è un ottimo esempio “Urban Safari”, altro singolo anticipatore di “Spuma” e consigliatissimo primo manifesto sonoro del trio messinese.

I momenti largamente strumentali - "Magenta", "Ansioai", “Crisalide” - sono passaggi fondamentali del disco per farci arrivare alle parti cantate. Come già detto sono quasi vere e proprie Suite, senza freni o pressioni: spazi liberi.

Il cantato appare e scompare storpiato e lontano; come in "Trip", dove la voce suadente entra in punta di piedi nella musica sotterranea dei Basiliscus P.

La bravura del trio è stata forse quella di creare un disco tanto grezzo quanto dolce, bifronte nel suo equilibrio tra distorsione ed eleganza. Cresce tra synth curati e pezzi da discarica usati come batteria (fun fact: è vero.), con un gusto che centra l'obiettivo: una specie bilinguismo sonoro che è il valore aggiunto di "Spuma", un modo di pensare la musica come strumento per raggiungere un suono totale e complessivo.

Quel suono sotterraneo ed urbano, figlio del cemento e lontano, nelle cantinacce: stiamo a vedere.

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Per conoscerli meglio: Basiliscus PTuma Records | The Cave Studio | The Orchard | Conza

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