IL "BLUES" IN UNA STANZA: IL TERZO DISCO DI DROWN

 

di Saverio Marasco

 

Una stanza disordinata, dove perlopiù le cose vanno a morire.

La luce, serrata, che oltrepassa la polvere che, statica, riempie l'aria del piccolo sgabuzzino.

Non al centro, bensì defilato, troviamo l'osservatore - nonché l'inquilino - di questo trambusto.

Drown, nato Alberto Bombarelli, è la profondissima voce fotografata in "BLUES" (2022, Selvatico Dischi), terzo lavoro in studio di questo poliedrico cantautore.

"BLUES" è registrato tra Padova e Venezia ed è uscito lo scorso 24 giugno. Cantautorato proto-hipster, con quel gusto per la melodie arzigogolate. Queste scelte sonore, spesso e volentieri, possono portare fuoristrada fino a stuccare, rendendosi l'insidia maggiore per questo tipo di songwriting.

Drown, però, riesce con naturalezza a domare le direzioni che vuol fare prendere alla propria musica ed alle tante influenze del suo narrato.

Suonato da Alberto stesso e da Elia Sommacal (che ha curato la produzione), il disco si arricchisce della partecipazione sonora di Giovanni Zancan in "I Love Everybody" e di Domizia Del Medico nella stessa, conclusiva, "Domizia".


"BLUES" arriva come un album forse più maturo, se messo a confronto con le precedenti produzioni di Alberto, che da queste, però, ha saputo trarre il giusto spunto, assorbendone l'indole sperimentale: gli echi psichedelici ed un palpabile amore per Frank Zappa, restano infatti un punto fermo nel modus scrivendi di Drown.

Consigliatissimo è l’ascolto del suo secondo album, “The Cave” (2019, Iohoo Records), nel quale il cantautore padovano esplora a fondo queste sonorità, in maniera brillante.

Di tutta la musica che ha dentro, però, Bombarelli seleziona solo le caratteristiche più delicate e soffuse, tramite un intimo gesto di grande maturità artistica.

Questo disco riprende forse più il primo e più acustico Mirror Climbing Ghost” (2016, Iohoo Records), ma con dentro le esperienze avanguardistiche del percorso intrapreso da Drown.


Ne esce fuori l'anello di congiunzione tra un sacro padre (Tim Buckley) ed un sacrificato figlio (Jeff); un Dylan più grottesco ("
She here").

Musicalmente più vicino ad un intrinseco Battisti che a Robert Johnson, il blues di cui parla Drown è da ritrovare piuttosto in un profondo stato d'animo, in momenti rarefatti e immobili.

Il tempo, che si percorre in lungo ed in largo, miserabile ed ampissimo. Così importante da poter essere rinchiuso in un piccolo parallelepipedo: in uno stanzino o su nastro, in una bella cassettina nostalgica.

Così che si possa impolverare anch'essa, statica e malinconica nella luce avara: ma con un gusto sempre personalissimo, jazzy e quasi provenzale.

Messo così, quest'album è blues puro.

L'amore per il vintage lascia spazio ad incursioni elettroniche in "I Love Everybody", dove una prima parte quasi - stranamente - rappata lascia spazio allo scat tessuto quasi a mano, ma dalla voce.

Le escursioni nei beat più hip-hop non sono però nulla di nuovo nell'immaginario compositivo di Drown. Già nei lavori precedenti, l’utilizzo del rap – forse più come “strumento” musicale – è stato un tratto distintivo di Alberto.

Anche l'alternanza con l'italiano è una vecchia abitudine di questo artista. Così come per la già citata "I Love Everybody", per molte altre (fino a "Domizia", traccia di chiusura) sceglie l'italiano.

Ma Drown ci regala la migliore espressione delle doti di scrittura - e di interpretazione - nella nostra italica lingua in "Canzone di Stasera": una delle mie preferite, laddove sentiamo Alberto ergersi a moderno menestrello Stratossiano, dalla verve punk ed attuale.

Una cosa è certa: quando - ora come allora - sceglie l'italiano, Drown fa del suono stesso delle parole ciò che vuole: letteralmente. Come in “Hall of Anna”, dove quella verve sperimentale di cui sopra, riesplode.

Drown conclude il suo terzo disco dichiarando di amare il folle ed il muto, ed alla luce di quanto ascoltato - in quest'album ed in quelli prima – almeno per la sua musica è così: libera dagli schemi, pronta per mille altre impressioni.

Sarà da ascoltare per gli amanti dei girotondi su sé stessi, delle giravolte:

Musica davvero di nicchia, ma dal sapore meritatamente internazionale.

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Per conoscerlo meglio: Drown | Selvatico Dischi | Doppio Clic Promotions

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