QUEST'ALBUM S'HA DA FARE: “AMALIA” DI AQUERELL



di Nat Vescio




Molti album vanno e vengono. Altri ritornano.

È il caso di “Amalia”, EP uscito l'anno scorso in un giorno che tutti noi dovremmo ricordare (il palindromo 12.02.2021), reso vivo da Aquerell, nome d'arte del musicista e compositore lametino Luca Vittorino (McKenzie, DiCose), ampiamente presente nella scena musicale del territorio da oltre 10 anni e che, l'anno scorso, è uscito fuori con questo progetto solista acustico e, prevalentemente, strumentale.


Disco forgiato durante il lockdown – anche se tre brani erano già presenti nell'immaginario dell'artista – con l'intento di uscire il prima possibile, cristallizzando quel periodo, quel momento, quella sensazione, e rendendo il suono esattamente come si sentiva in quei giorni lì perchè poi, si sa, passa il tempo e le esperienze, le relazioni e il mondo che ci circonda modificano costantemente ciò che siamo e Aquerell, senza perdere ulteriore tempo, si è esposto a noi, rivelandoci un lato interiore davvero inaspettato.




Con l'idea di contaminarlo anche con i pensieri e con le dita di altre persone coinvolte dentro quella visione sopraggiunge Carlo Scali che, con la sua preziosa collaborazione nella registrazione, nel missaggio e nel master, capisce ciò che cerca l'artista e si mette all'opera e concretizza opportunamente quest'intuizione nata in “cameretta”.


Iniziamo questo percorso sonoro da “Crimissa”, piccola città dell'antica Magna Grecia posta strategicamente sulle coste calabresi del Mar Ionio e anche prima traccia dell'album.

I luoghi ti attraggono come le persone, la lingua di vento, un profumo mai sentito prima, così questa traccia, ti cattura nei giri di chitarra dissonanti che tratteggiano l’atmosfera disturbante e claustrofobica di cui il pezzo è intriso, dall’inizio fino alla fine.


Il delirio è svanito e, mano nella mano, attraversiamo territori soffici e confortanti in compagnia di “Amalia”, seconda traccia nonché title-track dell'album. Ci affianchiamo a lei, con le vesti svolazzanti che ci accarezzano la pelle, la conosciamo. Potrebbe essere una conversazione con sé stessi ma anche con una persona cara: è fiducia, è chiedere di restare ma senza obblighi. un senso di sollievo che ti dà calore.




Volutamente presente come fulcro dell'EP troviamo “Distacco”, rivisitazione di un pezzo dei DiCose “This Tuck-0” contenuto nell'EP “Cherries and Broken Ass” del 2011.

Questo brano ha incredibilmente trovato il suo posto, un suo senso, dopo tanti anni, nell'improvviso contesto che c'ha colpiti globalmente e, uniformandolo all'umore generale del disco, la voce di Aquerell ci introduce verso una melodia che mostra buon cuore nella sua semplicità, un'affermazione di coerenza e solidità: un restare fedeli alla linea nonostante le avversità, essere come un salice, dai rami flessibili che quando nevica si appesantiscono ma presto si flettono per tornare alla loro posizione primitiva.


Il quarto brano, dalle sonorità rilassanti, è “Sett'oro”, simbolo importante del disco, non per altro copertina del suddetto, il cui artwork è a cura di Pierdomenico Sirianni.

Carta ambivalente che ti induce a stare attento fino all'ultima mossa perchè può costarti davvero caro perderla. La sfida è provare a fermare qualche istante e renderlo inattaccabile dal tempo, renderlo un porto sicuro per quando se ne ha bisogno così da stringerci quella “fortuna” tra le dita il più possibile. Nel finale scatena il nostro animo, facendo scivolare ogni paura e dubbio.


Arriviamo così al superlativo quinto brano, “Verde”: è uscire nuovamente allo scoperto da una folta foresta ombrosa che nulla ha d'inquietante, anzi, ha tanto di stimolante e coinvolgente, e ritrovarsi ad emergere in una valle dalle grandi aperture, costellata di speranza. La grandiosa carica emotiva che raggiunge nel finale è tale da permetterci di avere quell'impressione di poter fronteggiare qualsiasi sfida o ostacolo che si materializza, puntualmente, nella nostra quotidianità. Davvero potente, pur mantenendo quella delicatezza di chitarra che è propria di tutto l'album.


Concludiamo con “Side-Real”, ambientazione eterea con infusi di sonorità elettroniche – e non solo – in cui l'anima trascende la perfezione e la sacralità della vita umana e ci saluta alle prime luci dell'alba in uno scenario urbano di una città vuota.


Amalia” sa leggere nei nostri cuori e induce a respirare la vita.


Un lavoro impulsivo – meno male – nato a casa e dai temi intimi: uno sfogo umano che ha saputo preservare la coerenza di quel momento importante e significativo per Aquerell che ha, così, generato questa creatura il cui animo gentile riecheggia ad ogni singola corda pizzicata, un vero piacere per le orecchie!


Non ci resta altro che attendere gioiosamente un suo nuovo lavoro discografico!


Ps. “Arrivederci quando il vento soffia” è un singolo di Aquerell e cover di “Kazega Fuitara Sayonara” di Grimm Grimm – progetto solista del musicista e produttore londinese Koichi Yamanoha – considerata la ghost-track dell'album.

Che ve lo dico a fa... Consigliatissimo l'ascolto!


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Vignetta di Giacomo Capolupo




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