ESCAPISMO FLOREALE: “LA GRANDE EVASIONE” DEI BOUGANVILLE
di Silvestro Perri
“La grande evasione” è un album del 2022 che io ho in testa dal 2021. Giuro. Quell’estate, infatti, ho ascoltato per la prima volta “La mia città”, consigliata da LED, che si è occupato del mixing di questo disco. “Senti questa canzone, sono fortissimi”. E io l’ho salvata, perché era veramente una bomba, e l’ho continuata ad ascoltare durante il corso dei mesi, immaginando cos’altro potesse fare un gruppo di musicisti con un potenziale simile. Si è fatta largo nella mia testa un’idea vaga di un sound, di una struttura narrativa che potesse comporre il primo album dei Bouganville, che sapevo sarebbe prima o poi uscito. E intanto cominciavano a essere pubblicati i primi singoli, “Investigazioni private” e “Non è cosa”. Non li ho ascoltati. I singoli servono a farti venire voglia di ascoltare tutto il disco, ma io quella voglia ce l’avevo già, e non avevo intenzione di ascoltare due canzoni fuori contesto. Ho aspettato pazientemente.
Passano i mesi, non c’è un viaggio in macchina in cui non ascolti almeno una volta “La mia città”, e nel frattempo esce l’album. Ma io non lo ascolto. E’ arrivato in un momento in cui ne ho tanti arretrati da assaporare, e devo fare recensioni e musica e mille cose… Ho continuato ad aspettare pazientemente, non ho dimenticato, e poi mi sono magicamente trovato a vivere due settimane di relativa pace, e ho deciso di concedermi finalmente questo album. Lo so, ho fatto tante parole senza parlare delle canzoni, ma permettetemi di esprimere quanto sia importante per la musica italiana una band che tira fuori una canzone e riesce a tenermi all’amo per quasi un anno sperando in un album che valga la pena e che non deluda le aspettative dell’unica canzone che conosco e… CI RIESCE!
“La Grande Evasione” ha un titolo peculiare, che dopo l’ascolto del disco diventa l’unico titolo accettabile per questo insieme di pezzi. Infatti l’album, che inizia proprio con la sopracitata “La mia città”, non è altro che un grande progetto di escapismo. Ogni canzone racconta una sfumatura dell’ambiente dal quale la voce narrante vuole distanziarsi, tra feste, vie della città, concerti e raggruppamenti. Ma chiariamoci, quando in “Voglio fuggire” Luciano canta “Non vi conosco/ state lontano/ sono nervoso/ non riesco a respirare/ giuro voglio fuggire” non parla del ghetto, o di ambienti pericolosi. Parla della quotidianità, della vita di tutti i giorni, della sensazione che i giorni passati siano sempre migliori di quelli che abbiamo di fronte. Questo disco parla di irrazionalità, racconta la gioventù e riesce ad essere disperatamente relatable senza scivolare nel cliché.
Con una poetica talmente forte e determinata, rimaneva una sola cosa che poteva deludermi, e per fortuna non è stato così: il comparto musicale de “La Grande Evasione” è forte, avvolgente, sospeso in bilico tra l’indie italiano moderno, la musica alternative anni ’10 e il pop italiano anni ’60 e ’70. Ogni canzone ha il suo perché, con le chitarre giuste, i pad misurati e i cori perfettamente equilibrati. Questo disco ha groove, fa muovere, ma soprattutto ha l’accortezza di prendersi una pausa ogni tanto, con brani delicati e meno ritmati come “V.G.”, che consentono all’ascoltatore di fermarsi a riflettere sul fatto che sentiamo sempre questo bisogno impellente di scappare. Scappare da cosa poi? Ognuno ha la sua risposta. I Bouganville hanno provato a darci la loro, ma questo disco è talmente forte da tagliare in profondità, oltre la pelle del piacevole ascolto di canzoni belle belle belle, fino all’osso della riflessione personale che scaturisce quando ci facciamo accompagnare dalle chitarre, e dalla voce, e dai synth e da tutta un’atmosfera che non riesco a descrivere ma che mi fa sentire a casa. Ascoltate questo disco, parola di Temtö.
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