LEATHERETTE OVVERO LA DELIRANTE ESPERIENZA DELLA DISTORSIONE MUSICALE: “MIXED WASTE”.
di Saverio Marasco.
Per distorsione si
intende l'alterazione della forma originale di un oggetto, di un'immagine, di
un suono, di un'onda o di un'altra forma di informazione o
rappresentazione. Di solito è considerata un fenomeno indesiderato.
(Fonte: Wikipedia).
La distorsione è la cosa più importante che c'è.
Distorsione è adattamento, oltreché rimodulazione
attraverso il sovraccarico.
Un sovraccarico spesso indesiderato. Spesso, non
sempre.
Per alcune sensazioni, il "sovraccarico" -
di energie, input, situazioni - è momento prodromico e fondamentale.
Tante cose, tutte insieme, nell'esplosione stellare
e rarefatta del Chaos.
Tra
il 2018 ed il 2019 Michele Battaglioli (chitarra e voce), Francesco
Bonora (batteria), Marco Jespersen (basso) Jacopo Finelli (sax e
synth) e Andrea Gerardi (chitarra) si
adattano insieme in quel di Bologna, decidono che prendersi sul serio non serve
e che, soprattutto, sia il punk che il jazz sono cose fighe ed andrebbero - per
l'appunto - distorte insieme.
Adattano i loro strumenti tra di loro
sovraccaricandone l'unitario Chaos in 4 pezzi, 10 minuti d’altalena: il loro EP
d'esordio "Mixed Waste"
(2021/WWNBB).
Sono i Leatherette,
uniti ed adattati in una splendida accozzaglia di suono e rumore.
Canzoni e distorsioni, melodie ed incrinature
Jazz e Punk, vicoli e palazzoni.
Un innato animo post-rock, post-punk, post-tutto.
Una voce solida e quasi sgraziata, che non si sforza
nell'atteggiarsi, e che quindi non perde tempo: va dritta al punto, granitica e
funzionale all'intero sound del gruppo. Non immaginerei ugola diversa per una
band del genere.
Autoprodotto, Lo-Fi in ogni suo approccio gracchiante, l'EP d'esordio dei Leatherette sembra, dal sound d’insieme, poggiato sul filo del rasoio. Come se bastasse solo una distrazione per provocarne l'esplosione.
Sembrerà strano accostare il concetto di distorsione
proprio a questa Band – prima ancora che a quest’EP – ma, a conti fatti, se
interpretiamo la distorsione come alterazione e sovraccarico, ci siamo.
La
title track, la classifico tra i più bei deliri che
abbia ultimamente ascoltato. Apparentemente governata dal caso, dalla
confusione, “Mixed Waste” nasconde un'idea di musica libera e chiara, senza
limiti, che unisce fuzzosissimi bassi al chill,
fortissimo noise e finezza.
"Decisions", alla quale tocca il
compito di starter dell’EP, rende l’ambiente quasi labirintico, come correndo
tra grigi palazzoni incontrastati.
Le uniche cose vive e palpitanti?
Le nostre distorsioni, quasi da ballare. 2 minuti cupi ma leggeri, in un sunto
di tutto quello che in quest’epoca vale, bene o male, ascoltare.
I Leatherette si cuciono addosso una chiara indole
anglosassone, costituendo al contempo, per la loro unicità, un gruppo che non
ha nulla da invidiare a nomi ben più blasonati.
Come gli Idles, ma sorridenti in un bidone di
spazzatura.
"Leave Her", l'anti-ballad
che incarna ciò che si è detto. Un treno che passa breve e lento,
pedissequamente trasportato dall'incedere delle rotaie. Cose così, però
importanti.
“Mixed Waste”
cambia ancora, trovandosi a finire ex
adverso con una ballabile, dolce, ninnananna dance: "Thru
concrete".
Che dire se non che questa, meglio d’ogni cosa, va a chiudere il lavoro. Come se
fosse l’attimo conclusivo di un piccolo delirio musicale.
E poi indietro, da capo. 10 minuti di follia, l’ho
già spiegato.
Comprensibile follia che distorce il mondo intorno adattandosi alle [rectius: con le] – tracce di quest’EP e
le loro distopiche esperienze musicali. Verrebbe voglia di riascoltarlo, spesso.
Di risentirlo modulato – devo chiedere della
versione Extended, chissà come funziona – e soprattutto superato, verso un
futuro prossimo dei Leatherette ancora più abbondante, cangiante, caotico e sperimentale
perché, se questo è quanto finora fatto, ‘sti ragazzi ci faranno appassionare.
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Vignetta di Giacomo Capolupo
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