“FATAMORGANA” o DELL’INCANTESIMO RIOT POP DEI QUEEN OF SABA.
di
Saverio Marasco
In certi dischi ti imbatti per caso.
Iniziano ad ammiccare alle tue orecchie per caso, magari una canzone alla
volta.
Spesso ti rapiscono mentre partono in shuffle
play, dandoti il desiderio irrefrenabile di fermarti e controllare chi stai
ascoltando.
I Queen of Saba mi hanno rapito così, per caso, con
i loro mille colori, sonori e non.
Duo veneziano formato da Sara Santi e Lorenzo Battistel, i Queen of Saba
nascono, dal vivo, nel 2019, per pubblicare questo “Fatamorgana” di cui
stiamo parlando, il 25 giugno scorso, tramite l’etichetta indipendente di cui
sono co-fondatori, La Colletta Dischi.
Un album addensato da una scena intera, con oltre la metà del disco praticamente in feat, nei quali chi di volta in volta accompagna i Queen of Saba, sa ritagliarsi così bene lo spazio adatto che crea la perfetta fusione tra artista e guest: pulita, mirata e, soprattutto, riconoscibile ogni volta.
Vale la pena citarli tutti: Reid Stefan, Herman Medrano, Pckt e Stefano Cosi.
In tema di feat,
con un piccolo fuoriprogramma dall’album, è consigliatissima invece "Lucy",
dove, a dettare tempo e stile, sono il
Diplomatico ed il Collettivo Ninco Nanco.
I Queen of Saba si insinuano pian piano nel loro ruolo di guest, fino ad emergere come in una bolla che, ascoltata da fuori,
racchiude comunque l'identità del duo. E poi c'è il solo jazz di clarinetto, il
che vince a mani basse.
Ma l’energia incredibile e delicata, la vibe dei Queen of Saba, esprime il suo
meglio con i pezzi più spinti.
Ma ciò nonostante, anche in questi frangenti – penso
al singolone “Chiodo Fisso” – il duo non lascia nulla al caso, cura ogni
suono in maniera maniacale, posizionando ogni piccolo artificio nel punto ed al
momento giusto, rendendo imprescindibile l'ascolto in cuffia.
Tutta questa attenzione sonora è davvero merito, in primis, dei Queen of Saba: il disco è
interamente registrato e missato dallo
stesso Lorenzo Battistel al Mud Sound di Venezia, che si è occupato anche del
mastering insieme a The Basement, Noshoes Recording Studio, Eleven Mastering e
Cozy Studio.
“Fatamorgana”, la title track, è un altro esempio di
quanto possano fare saltare i Queen of Saba nei pezzoni spinti.
Power
Pop, Super Pop, Riot Pop.
Forse quest'ultima è la definizione, se esiste, di
quello che stiamo ascoltando. Però più disco, e quindi come fa a non prenderti
una roba del genere?
Una roba strabordante e sfacciata, che ha trovato il mio momento preferito in “Origami”,
pezzo dal groove così maledettamente
anni 90" e dalla voce così leggera nel suo ruggire accenni di vero soul.
La stessa vibe
di cui sopra, mutando forma, sa rendersi anche delicata, e sa farlo al meglio.
Ad esempio in "Fulmini", grazie
alla perfetta commistione tra parole e suono, dove l'intreccio tra la
delicatezza della voce di Sara, e la profondità, invece, di Pckt, non fa altro che venir voglia di
ondeggiare, come cullati; oppure in “Supplì”, con parole strette tra le
labbra, tra i denti, con un leggero sussurro.
Ecco, le parole – ed il loro giustissimo flow
– sono forse uno degli aspetti meglio riusciti del disco.
Ogni testo scorre che è una meraviglia, senza banalità, senza forzature, senza
sembrare falso.
Tramite parole pesate nella loro leggerezza – ed, a volte, semplicità – la voce
di Sara porta a casa ogni pezzo, prendendosi ogni parola detta, e facendo sì
che l’esperienza, ben prima del messaggio, arrivi direttamente all’ascoltatore.
Ed è proprio questo che è “Fatamorgana”: un’esperienza colorata, curatissima, di una vitalità
incredibile sia nella gioia che nel dolore.
“Fatamorgana”
risucchia l’attenzione di chi ascolta con la sua leggerezza, e ne risputa
esanimi le membra, consumate dal saltare e dallo struggersi, in questo primo
disco di un duo che farà parlare di sé, poco ma sicuro.
Che dire?
Aspettiamo il secondo.
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Artworks: @_theevilart
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