“Monday Morning” di A smile from Godzilla: tutti abbiamo un lucertolone che ci insegue.




di Saverio Marasco 

 

Cos’è che ti rincorre? Qual è il gigantesco mostro preistorico che sembra ti stia alle spalle? Sei sicuro che il girarti troppo a guardarlo ti sia utile a sfuggirgli? Forse ti impedisce solo di vedere la strada migliore per salvarti. Strada che sì, avrà sicuramente degli ostacoli da prendere a calci, ma è sempre meglio che finire sbranato.  


Daniele Montuori, "A smile from Godzilla" – cantautore Napoletano classe '93 – con il suo primo album "Monday Morning", questo mostro lo prende per mano e gli strappa un sorriso. Con L'artwork di Livia Cocchi e prodotto grazie alla collaborazione della Vipchoyo Sound Factory di Giacomo Salzano – che suona anche in questo disco, insieme ad una marea di musicisti: Marco Morgione (curatore anche del Mastering), Giuseppe Carrella, Lenny Pacelli, Gianvito D’Orio e Dario Graziano – "Monday Morning" è un viaggio nella colonna sonora della vostra giornata. 


Ed infatti un mondo a cui Daniele fa riferimento per costruire questo disco è quello dell'anti-folk al sapore di Midwestquello degli anni dei drammoni emo alla "Juno"(2008), quel tipo di dimensione fatto da colonne sonore stracolme di questo genere musicale. Un esempio su tutti i "Moldy Peaches", di cui Daniele si definisce fan. 




L'album parte con quella che forse è una chiara dichiarazione: << […] Jesus don’t cry!>>. La frase che arriva da lontano nella prima traccia “Control Goodbye”, dolcemente fa da apripista al disco ed a quel ricordo di brit-pop – magari di derivazione della migliore ondata PaoloNutiniana – di “Daisy” “Dark” 
 

La quarta traccia – di cui va segnalato il videoclip targato Alessandro Freschi, pubblicato il 22 Ottobre 2018 su Youtube – è il singolo “Forget your call”. L’immaginario potrebbe essere una fresca sera d’estate, piena di quelle lucine calde in cui si perdono le dissonanze di questa canzone: forse ci sono proprio quella nota stonata, quella risonanza fuori posto, quella solita zeppola nella voce di Daniele, che danno quel quid in più di credibilità al cantautore napoletano: la vita è dolce, ma non del tutto. Yin e Yang: un po’ di nero, nella luce, ci deve essere sempre. 
Stesso sporco, stesso nero, nel pezzo successivo Green Monsterballata Punk (magari istintivamente accomunabile con lo stile Placebo da Unplugged) in cui tornano gli elementi orchestrali – sempre spalmanti nella giusta dimensione per un disco Lo-Fi –  già presenti nelle prime tracce che, prendendo quanto più possibile dall’anti-folk di fine anni 90/inizio 2000 (penso a band come Neutral Milk Hotel, Wilco etc.) creano un lavoro intimo, leggero e ben equilibrato, puntando forse ad un obbiettivo ben preciso: fare un disco di ragazzi che suonano le loro cose un po' strane, un po' all'angolo. Ma tanto più forte sarà il legame con le cose che vogliono dire, tanto più reale sarà l’idea di avere un piano per dirle. Parlare delle persone – ed “alle persone” – con le loro imperfezioni, in maniera vera, rende inevitabilmente bella una canzone: non è forse questo il concetto di “Folk” che più ci sta a cuore? 
 
Proseguendo l’ascolto, menzione d’onore per il giro (e soprattutto il sound) del basso di “In The Garden”, che davvero sorprende per il suo incastrarsi, nonostante tutto, in una traccia dolce e delicata. Ma se di sorprese si vuole parlare, sicuramente la migliore è in “Maya”. Ottava traccia del disco, minuto 1:45.  
Avevo capito che i riferimenti per Daniele fossero abbastanza chiari, con una cosciente scelta di cantare in inglese – anche in maniera estremamente credibile – le sue canzoni. Ed invece mi ha preso davvero in contropiede con una veloce strofa cantata in italiano, nella quale si percula proprio sul fatto di cantare in italiano. Questi 15 secondi circa, non hanno fatto altro che farmi innamorare di “A smile from Godzilla”. Ci sono volute otto canzoni, ma proprio in quel momento ho capito le reali possibilità di quest’artista: nel breve momento dell’italiano in “Maya”, bisogna dire a Daniele di provarci sul serio a scrivere nella propria lingua. Un climax così studiato fino all’esplosione in italiano, fa pensare sulle capacità di songwriting di questo ragazzo, che alla più che controversa scena neo-cantautoriale nostrana non potrebbe far altro che bene. Pensaci Daniè, davvero: gente come te ci serve. 



La traccia di chiusura è “T-Rex”, forse il modo più dolce per chiudere quest’album. Ma è giusto parlare di “dolcezza”? Forse l’aggettivo migliore per questo pezzo è “melanconico”. La “melanconia”, per me, ha sempre avuto una sfumatura diversa dalla classica “malinconia”, pur essendo sinonimi. La seconda è più fredda, forse più dolorosa, mentre la “melanconia” è calda, dolce, avvolgente: esattamente come è stato il percorso di “A Smile from Godzilla” in queste 10 canzoni, nonostante quel famoso mostro preistorico alle spalle sia del protagonista del brano, sia di Daniele Montuori stesso, sia di tutti noi un po’ strani ed un po’ all’angolo che scriviamo ed ascoltiamo le nostre canzoni un po’ strane ed un po’ all’angolo. 
Ma questo lucertolone che sembra rincorrerci, forse ci rincorrerà per sempre. E magari il trucco è curarsene un po’ meno, perché altrimenti non si troverà mai una strada. Già sembra che non ci sia, figuriamoci dovendo guardare contemporaneamente sia davanti che dietro.  L’accettazione universale ed il nichilismo di una sigaretta. E di colpo, in leggerezza, l’album finisce. 
 

Come definire quindi “Monday Morning”? 

 
Alla fine ciò che rimane sono 10 canzoni brevi, un po’ dissonanti, con un basso grosso, delle percussioni fighe, con un bel po’ di sana e tranquilla melanconia e delle eleganti sorprese sonore proprio quando l’ascoltatore potrebbe stancarsi. Tutte qualità che sappiamo, in fondo, essere giuste per un disco del genere, necessarie per raccontare ciò che un cantautore ha da dire. Insomma, 10 Canzoni. 
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Per Conoscerlo Meglio ➡️ A Smile From Godzilla | Vipchoyo Sound Factory

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