L’oasi di brutalità controllata dei DEEP VALLEY BLUES: "DEMONIC SUNSET"



di Nat Vescio 

 

Ci troviamo in Calabria, più precisamente nel capoluogo di regione, Catanzaro. Mettiamo su una scena tipica: due amici accomunati dalla stessa passione per la musica e con una grande voglia di fare. Questi due uaglioni non sono altro che Umberto Arena (ex Bad Trip) e Giandomenico Sestito (Dripping Sin) che, insieme, in seguito a Giorgio Faini e Alessandro Morrone (colleghi negli Amorphead e Emily Witch) daranno vita ai Deep Valley Blues.  

Siamo nel 2016 e i ragazzi si chiudono negli studi di Black Horse Studio e, in presa diretta, realizzano il loro primo EP, l'omonimo “Deep Valley Blues”. Durante l'anno successivo molteplici sono i live che hanno portato i DVB in giro per la regione e non solo: dalla rassegna Rockzone allo Zoom Music Club (Cz) che ha segnato il loro esordio, all'esibizione a Roma nella Locanda Blues, dai live delle OFFicine Sonore (sia Lamezia che Catanzaro Lido) a Catania per la rassegna curata dai ragazzi di Tifone Crew. Altri concerti hanno seguito la loro crescita e, in ognuno di essi, c'è sempre stata la scoperta di un mondo musicale vivo, fatto di gente vera a concreta...e i ragazzi fanno tesoro dei loro incontri, eccome! Catapultati al futuro e ricchi d'esperienza organizzano il primo festival stoner calabrese, il Desert Cruiser per permettere alle band afferenti a quel genere di poter suonare nella loro realtà. Intanto i nostri instancabili ragazzi ritornano a rintanarsi in studio e, pregni di idee e con un nuovo militante a braccetto, il fedelissimo tecnico del suono Samuele Grasso, registrano un nuovo lavoro: il 18 ottobre 2019 esce l'atteso “Demonic Sunset” (Volcano Records), un full lenght di 8 pezzi che ha come fulcro la psiche umana.  




La copertina dell'album mi ha colpita fin dal principio: una macchina, che noi definiremo barca americana, schiantata contro un segnale stradale - con su scritto il nome del gruppo - lasciata lì a deteriorare...e io mi chiedo: sarà stato questo soffermarsi al “tramonto demoniaco” dai colori accesi e malvagi a portarla fuori strada?   

Penso al nome dell'album, mi ossessiona: un tramonto (uno dei fenomeni atmosferici più belli) associato al nefasto e funesto demonio...perchè 
La soluzione arriva. Siamo già dentro una di quelle sfaccettature della psiche umana. Un tramonto che dalle colorazioni rossastre del sole passa a quelle violacee del cielo crepuscolare, come l'ansia che ti assale nelle circostanze più disparate, che può esplodere finanche in un momento piacevole. Siamo però già anche dentro l'album... Eh sì! Perchè la prima traccia è anche la title track! “Demonic Sunset”, un vortice di muscoli e potenza che irradia d'energia l'atmosfera e mi fa venir voglia di saltare in macchina e sfrecciare fino all'alba del giorno seguente. Il battito coinvolgente di matrice hard rock sarà una costante nel mio ascolto. Continuando il full lenght i ritmi incisivi, ridondanti di connotazioni sporche e fangose, rimangono eternamente invariati fino all'onirica “Lust Vegas”, traccia numero quattro e perla strumentale. Che Las Vegas sia la città della perdizione non è certo un segreto ma questa ha qualcosa di viscerale fin dall'intreccio iniziale delle due chitarre per poi arrivare all'interezza strumentale che è in gloria con sé stessa. Assolutamente godibile nella sua libidine. Con aria sognante mi affaccio alla consecutiva quinta traccia e... Cavolo, quella chitarra iniziale non ha fatto pensare anche a voi “Wires” dei Red Fang? Ci metto pochissimo a capire che non è così anche se dubito che i nostri ragazzi non guardino con occhio ammiccante il gruppo stoner rock di Portland. Eccovi quindi, come dicevo, la quinta traccia dell'album, dal curiosissimo nome “Orange Yeah!”, pezzo coinvolgente e tecnicamente azzardato, il più eclettico a parer mio e va più che bene così perchè non esiste limite di velocità sulla nostra barca e continuiamo a sfrecciare sicuri solo di noi stessi. I curiosi riff di chitarra, la sempre precisa batteria e lo spietato sound del basso producono un tocco di oscurità nella trama (descrive la situazione dei reduci di guerra affetti dal disturbo post traumatico da stress, costretti a rivivere momenti tragici e a non riuscir più a condurre una vita normale) arricchito dalle diaboliche risate e dal timbro acido di Giandomenico. Ci avviamo verso la fine di questi 35 minuti e vengo rapita totalmente dalle due canzoni finali: 
La traccia numero sette“Tired to beg for” me l'aspetto con quella giusta dose di aggressività e rabbia che indica il titolo perchè effettivamente siamo tutti stanchi d'implorare qualcuno per qualcosa e invece... no! Suoni di gabbiani ci danno lo sfondo di un'oasi di brutalità controllata in cui è piacevole rifugiarsi. Tratta il tema dell'ansia sociale, l'incapacità ad approcciarsi a determinate situazioni, che porta inevitabilmente ad un dialogo interiore su quello che si vuol essere e quello che si deve essere. I ritmi sono più lenti e pesanti e la batteria si fa sentire con arguzia e precisione (e non dimentichiamoci che nel cantato c'ha messo mano anche Marco dei Bretus!). Passati i 9 minuti e 10 secondi eccoci introdotti con profonde chitarre acustiche nel profondo sud dal gusto dolciastro - bourbon con ghiaccio o senza? - : l'insolita “Empire” (alle voci un intimo Alessandro Morrone) è l'ultima traccia di questo “Demonic Sunset”, una traccia blues, liberatoria e dolce che all'apparenza potrebbe non aver niente a che vedere con i nostri demoni ma che invece nel sottopelle rivela dei demoni ormai svaniti perchè sconfitti, facendo sì che il brano aleggi etereo. 



Difficilmente “Demonic Sunset” si ritaglierà uno spazio negli annali già più che abbondantemente guarniti dello stoner e dello sludge ma ciò non toglie che i “DVB” siano una band da tenere strettamente sotto controllo. Il mio modestissimo consiglio è di premere sull'acceleratore e sperimentare quanto più possibile per definire un sound che possa discostarsi una volta per tutte da qualsiasi altra produzione già esistente perchè gli ingredienti ci sono e la volontà, come abbiam visto, pure. 

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Per conoscerli meglio ➡️@Dee 
Deep Valley Blues


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