A SOFT SPOKEN DREAM MACHINE: "THE OVERFLOW" BY FRENCH FOR RABBITS
di Silvestro Perri
For this first review of the year, Temtö has a surprise for its readers: we’re going international!
We decided to give you our first review in English for a special occasion, as we found one of our new favourite bands.
We’re talking about French For Rabbits, a soft spoken dream machine straight out of New Zealand that in the last weeks has made us feel like floating in space, thanks to the dream-pop tunes included in their third LP “The Overflow”.
We’re not talking about kids playing around with instruments, French For Rabbits are an emotionally intelligent collective of musicians fronted by the ethereal and delicate voice of Brooke Singer. They can boast having played several international tours under their belt, as well as having songs featured in acclaimed tv shows. This is a band with an accurately developed sound, and Temtö is incredibly proud to bring you this review and a live interview with them on Instagram on Sunday. But our preferred achievement would be to get you to fall in love with their music as much as we did. And if you give them a listen, you’ll find it really easy.
The Overflow opens up with soft guitars and dreamy voices, subsequently introducing us to a steady and relaxing drum beat and humble, softly swelling synth patterns. These elements deliver a blueprints of what the whole album is going to be like: songs so easy to listen and lose yourself into, and yet profound enough to require multiple listens in order to appreciate their aesthetic.
From “Passengers” to “Walk the desert”, from “Ouija Board” to “Nothing in my hands”, each and every one of these songs has its own unique sense of purpose and direction, thus contributing to a journey that influences the listener’s mood from the first track to the last. We challenge any of our readers to remain unaffected by the melodies the Brooke weaves together with her overlayered vocal harmonies.
The Overflow is not only a compelling musical work of art, but also an admirable technical feat: the mix strikes the perfect balance between being too dry and drenched in reverb, its parts combining together with care and gusto.
But the most admirable quality French For Rabbits display is their confidence. Not once in The Overflow did they overdo it: they truly understand what they do best and focus on honing their poetry. Brooke’s whispers are as powerful as roars and they convey so much refined emotion in them, it makes us feel whole while listening to her.
We analyzed each one of the songs that make up this album and realized that they all have a refrain, a certain melody that gets stuck into your head for many hours after you listen to it. Even while writing this review, I hear clearly in my head the chorus to “Walk in the desert”, my favourite song of this collection.
Honestly, we could gush for hours over French For Rabbits’ latest LP, but that would rob you, our readers, of time that would be better spent actually listening to it. We don’t need to convince you to love this album. It does this job very well by itself.
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Per la prima recensione dell’anno, Temtö ha una sorpresa per voi: we’re going international!
Vi regaliamo la nostra prima recensione in inglese per un’occasione speciale, dato che abbiamo trovato una delle nostre nuove band preferite.
Stiamo parlando dei French For Rabbits, una dream machine dalla voce delicata proveniente dalla Nuova Zelanda che nelle scorse settimane ci ha fatto letteralmente galleggiare in aria, grazie alle melodie dream-pop contenute nel loro terzo LP “The Overflow”.
Non stiamo parlando di ragazzini che strimpellano, i French For Rabbits sono un collettivo di musicisti dotato di intelligenza emotiva, rappresentati dalla voce eterea e delicata di Brooke Singer. Vantano numerosi tour internazionali, e alcune delle loro canzoni sono state utilizzate in serie tv molto apprezzate. Questa band ha un sound preciso e definito, e Temtö è incredibilmente orgoglioso di portarvi questa recensione e un’intervista live su Instagram questa domenica. Ma il nostro obbiettivo più desiderato è di farvi innamorare della loro musica tanto quanto ce ne siamo innamorati noi. E se date un ascolto ai loro pezzi, sarà più facile di quanto crediate.
The Overflow si apre con chitarre dolci e voci sognanti, introducendoci successivamente a beat di batteria costanti e pattern di sintetizzatore che crescono lentamente. Questi elementi ci fanno capire cosa aspetterci dall’intero album: canzoni così facili da ascoltare e da perdercisi dentro, eppure così profonde da avere bisogno di essere ascoltate molte volte per capirne l’estetica.
Da “Passengers” a “Walk the desert”, da “Oujia Board” a “Nothing in my hands”, ognuna di queste canzoni ha un suo motivo di esistere, e contribuiscono insieme a creare un viaggio che influenza il mood dell’ascoltatore, traccia dopo traccia. Sfidiamo chiunque a non farsi muovere dentro dalle melodie che Brooke riesce a tessere con le armonie sovrapposte della sua voce.
Non solo The Overflow è un lavoro musicale che colpisce, ma regge botta anche dal punto di vista tecnico: il mix trova il giusto equilibrio tra suono secco e riverberi , combinando tutte le sue parti con cura e gusto.
Ma la qualità maggiore dei French For Rabbits è la loro sicurezza nei propri mezzi. Riescono a non strafare: hanno capito cosa sanno fare meglio e si concentrano su quello, innalzando la loro poetica. I sussurri di Brooke sono potenti come ruggiti e ci regalano un’emozione controllata che ci restituisce un senso di completezza.
Abbiamo analizzato tutte le canzoni che compongono questo album e notato che hanno tutte un motivo melodico che ti rimane in testa per ore dopo l’ascolto. Anche mentre scrivo questa recensione, ho chiaramente in testa il ritornello di “Walk the desert”, la mia canzone preferita del disco.
A dire il vero potremmo passare ore a lodare l’ultimo LP dei French For Rabbits, ma vi ruberemmo del tempo prezioso, che impieghereste meglio ascoltando questa collezione di canzoni. Non dobbiamo convincervi ad ascoltarlo. Questo album parla da sé.
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